Review Party - Bianca di Francesca Pieri

Titolo: Bianca
Autore: Francesca Pieri
Genere: Narrativa
Pagine: 256
Prezzo: Ebook €9.99 / Cartaceo €16.00
Costanza e Silvia hanno vite molto diverse e si sono conosciute da poco, ma già le lega una grande complicità, una immediata e reciproca fiducia che le spinge a rivelarsi tutto di sé stesse, compresa la voglia di avere un figlio. A distanza di qualche mese, scoprono di essere incinte, entrambe di una femmina. Le loro vite prendono a scorrere parallele: per mesi respirano all’unisono, si nutrono della stessa felicità, sognano futuri identici. Fino a quando un destino crudele, ai limiti dell’assurdità, decide di spingere le due donne in direzioni opposte, costringendole a guardare le loro vite allo specchio. Ma si può attraversare la rabbia, il rimpianto, la solitudine, l’invidia e l’angoscia, senza perdere il coraggio di restare amiche?
Ogni volta che inizio a leggere un nuovo libro, corro istintivamente alle ultime righe, quasi con la fretta di sapere come andrà a finire. Questa volta no, è stato diverso: ho iniziato soffermandomi dapprima sull'immagine di copertina (che già da sola si presta a mille interpretazioni), per poi proseguire con ordine quasi maniacale, nelle pagine a seguire, comprese quelle vuote, mentre una sensazione fortissima si faceva strada dentro di me: era come se quelle pagine bianche fossero piene di parole non dette, di frasi non osate, di urla disperatamente soffocate. 
Mi sono fermata prima ancora di iniziare il testo; lo stop è stato obbligato alla lettura della nota dell’autrice, che qui riporto: “Questo romanzo racconta una storia vera, la mia. Non cercatela nei nomi e nei luoghi, sono tutti inventati. Francesca Pieri”. 
Ho così avuto la conferma delle mie sensazioni. E ho iniziato a leggere, spegnendo tutti i rumori della mia vita per ascoltare, col cuore, questa incredibile storia, una storia vera. 
Le prime pagine mi hanno lasciata "sospesa": tutta quella vita e quei luoghi narrati erano solo il preludio ai fatti veri, al Senso di Bianca. Leggevo e rileggevo, obbligandomi a ritornare su alcuni passaggi, così pieni di particolari mal amalgamati tra loro che mi impedivano a pieno la comprensione delle frasi. Ero poi stupita dall’utilizzo univoco di tempi verbali passati: sembrava che il presente fosse un tempo sconosciuto. Finché…: 
Voltavo come da abitudine le pagine del calendario appeso alla parete della cucina, stando attenta a non staccare quel chiodino traballante, e senza rendermene conto era arrivato ottobre, lunedì 3 ottobre, il giorno in cui sarei andata in clinica per l’ecografia morfologica. Scritto con la penna rossa, ECO MORF. ORE 14.30!!! Da qui prende inizio il tempo di un nuovo presente.” 
A questo punto cambiano i tempi verbali, diventando presente, ma cambia anche la cifra narrativa: finalmente esce tutta la rabbia che deve uscire, le emozioni prendono voce, si fanno carne e fanno rumore nell’anima di un qualsiasi muro le possa sentire. Sono parole urlate a gran voce, parole vere come solo chi può aver vissuto un’esperienza come quella di Costanza può scrivere. Lei è nella condizione di farlo, e lo fa pure con grande presunzione: è sempre lei che parla, anche per gli altri. Parla fin troppo Costanza, conosciamo solo il suo punto di vista, ma per lei esiste solo la sua verità. Fatta del suo dolore, un dolore che è troppo: troppo grande e troppo ingiusto. 
In un intreccio di destini che la fantasia più fervida non riuscirebbe nemmeno ad immaginare, Costanza si trova a fare una scelta che cambierà la sua vita per sempre, e che la renderà persino invidiosa di Silvia, quell’unica amica con cui era riuscita a condividere il suo più grande desiderio: essere madre. Ma Costanza, accecata dai suoi stessi sentimenti, non aveva tenuto conto che il destino l’aveva già indissolubilmente legata a Silvia che, a differenza di lei, non era stata “fortunata”. 
In un crescendo emotivo da pelle d’oca, la descrizione delle emozioni risulta vincente su tutto il resto: i fatti, se pur importanti, passano in secondo piano perché descritti nudi e crudi, quasi con distacco, nella loro essenzialità. Quello che si tinge di mille sfumature, eccellentemente dipinte con parole ben soppesate, sono le emozioni: quelle di una donna che deve accettare il proprio destino, una donna che si piega sul peso del proprio cuore, ma che, non permettendogli di spezzarla, trova infine la forza e il coraggio di risorgere, accogliendo sé stessa dandosi, e dando, nuovamente, vita.
Non sempre tutto nella vita si può scegliere, e quanto accaduto a Costanza e Silvia ne è la prova. Il titolo del libro però... quello si che è stato scelto. E, viaggiando tra le pagine, mi sono chiesta più volte perché l'autrice abbia scelto proprio questo titolo: se un giorno avrò la fortuna e l'onore di intervistarla glielo chiederò... anche se penso di averne compreso il motivo, solo alla fine del libro. Lascio a voi la vostra interpretazione e la vostra risposta, assicurandovi, nella lettura, un pieno di vita e di emozioni vere, mai filtrate, e per questo autentiche.
Infine mi permetto di darvi un consiglio: se alcuni passaggi vi sembreranno difficili, cercate di andare oltre, cogliendone solo il senso... poi, quando ci tornerete con calma, scorreranno meglio e avranno un sapore completamente diverso.

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