Blog Tour "Sesso e vodka a colazione" - Il punto di vista femminile

Ben ritrovati miei cari readers, a voi e a Sesso e vodka a colazione 💜

Come saprà chi mi ha seguita la scorsa settimana (se vi siete persi la mia recensione nell'ambito del Review Party dedicato al libro, la potete recuperare qui), questo romanzo autobiografico di Paul Emme mi ha molto affascinata, soprattutto grazie allo spazio dato al punto di vista psicologico del protagonista: più che di un racconto erotico si tratta appunto del racconto di un'esperienza a suo modo dolorosa, e del percorso di un ragazzo che desidera vivere appieno la propria affettività.

Ecco perché ho accettato con piacere di partecipare anche a un secondo evento dedicato al libro, un Blog Tour che è partito lunedì e continuerà fino a domani: nelle scorse "puntate" (vi invito a cercarle sui siti coinvolti 😉) abbiamo avuto una bella presentazione dell'iniziativa, un focus sulla psicologia del protagonista Paolo e un'intervista che ci ha permesso di sentire la voce diretta dell'autore, il quale è poi anche il personaggio dal cui punto di vista viene narrata la storia. 

Per quanto mi riguarda ho voluto tentare di dare forma a chi sta dalla parte opposta della barricata, per così dire, ovvero alle donne incontrate da Paolo nel corso del romanzo. Empatizzare con il protagonista è semplice, proprio perché vediamo le cose come le vede lui e sentiamo il modo in cui lui le vive (e inoltre perché l'autore è stato bravo a caratterizzare il personaggio in modo credibile, come ho scritto nella recensione), tuttavia non dobbiamo dimenticare che Paolo non è l'unica parte in gioco: le "sue" donne hanno un ruolo, e per avere una visione completa del romanzo credo sia essenziale considerarlo. Anche se ciò che scriverò sarà soltanto una mia interpretazione di quello che potrebbe essere il punto di vista delle partner di Paolo e non, sia chiaro, un'affermazione oggettiva.

Come vedete mi sono imbarcata in un argomento bello tosto 😂 Ma anche interessante, perciò non perdiamo tempo e veniamo a noi 😎

 

 


 

La prima cosa che vorrei chiarire è che non intendo trattare l'argomento come un'opposizione tra maschile e femminile: prima di tutto la storia raccontata da Paul è il caso singolo di un uomo che a causa della sua dipendenza dal sesso non riesce a instaurare una relazione sentimentale con nessuna delle donne che incontra e quindi tende a usarle solo per il piacere fisico... In un'altra situazione i ruoli potrebbero essere tranquillamente invertiti (perché questa patologia può riguardare anche le donne), e sinceramente non credo alle annose "leggende" secondo cui le donne sono sempre e comunque attente ai sentimenti e amano il sesso meno degli uomini. Come un uomo tiene al piacere fisico, così ci tiene anche una donna (a meno che uno o l'altra non siano asessuali); come si innamora una donna, può innamorarsi un uomo. Come un uomo può essere insensibile (e in questo caso non penso nemmeno che il protagonista lo sia, perché la sua è appunto una difficoltà emotiva), può esserlo anche una donna. Quindi il mio intento di dare voce alla controparte femminile del romanzo non vuole creare una divisione tra generi: ogni caso va considerato a sé, ed è ciò che mi piacerebbe fare in questa sede 😊

La prima domanda che mi sorge spontanea è: Paolo ha usato le donne con cui è andato a letto, ma cosa significa usare una persona? Si tratta di un concetto molto complesso, perché per quanto sia brutto da dire io credo che tutti in qualche modo usiamo gli altri, solitamente dietro a un meccanismo di do ut des: per esempio quando entriamo dal panettiere e acquistiamo un chilo di pane, in un certo senso stiamo usando la capacità di fare il pane del proprietario del negozio per un nostro scopo, ovvero avere il prodotto che da soli non potremmo realizzare. In cambio paghiamo al panettiere il prezzo del prodotto, e in tal modo lui sta usando le nostre risorse economiche per il suo di scopo, che è guadagnare sulla merce che ha confezionato. In questo genere di scambio entrambe le parti sanno di essere usate, ma nessuna delle due ci vede qualcosa di male: innanzitutto perché ne è consapevole e non si sente ingannata, e in secondo luogo perché dalla transazione ottiene qualcosa che le serve. Addirittura il panettiere vuole che la sua capacità di fare il pane sia usata, altrimenti non potrebbe lavorare; e se entriamo in un negozio è perché sappiamo o immaginiamo di trovarci qualcosa da scambiare con il nostro denaro, quindi anche noi vogliamo che la nostra capacità di spendere sia usata, altrimenti non avremmo il prodotto che vogliamo.

Il problema non è tanto usare o essere usati, perché checché ne diciamo tutti noi sappiamo che usarci a vicenda sta alla base di numerosi rapporti, e sicuramente della convivenza in società. Il problema sorge in due casi: quando una delle parti non sa di essere usata, e quindi si sente ingannata, e quando una delle parti non ottiene nulla mentre l'altra guadagna soltanto (il caso della schiavitù, in un certo senso).

Nella situazione di Paolo, la rabbia delle sue compagne deluse secondo me non viene dal fatto che il protagonista abbia preso senza dare niente in cambio (perché il rapporto sessuale si fa in due) ma appunto da una delusione per un'aspettativa non soddisfatta. Consideriamo per esempio Asia, una ragazza che Paolo conosce quando è ancora molto giovane: non voglio fare spoiler, ma lei a un certo punto non capisce il motivo per cui il protagonista comincia a comportarsi in modo freddo e distaccato. Non lo capisce letteralmente, forse perché lo stesso Paolo non sa perché sente di doverla trattare così: sarebbe normale se Asia pensasse "mi voleva solo per il sesso", e da lì a convincersi di essere stata usata da lui il passo è breve. Forse tutti al suo posto la vedremmo in questo modo.

Ma il lettore, che ascolta la narrazione in prima persona di Paolo, intuisce che in realtà lui non aveva intenzione di usarla: non è come un ladro che entra dal panettiere con l'intenzione di rubare di nascosto (perdonatemi se tengo questo esempio 😅 Come immagine non è bellissima, però il senso è calzante 😂), è come un cliente che entra nel negozio per curiosare e dopo avere assaggiato il pane si rende conto di non avere soldi in tasca, di non poter dare niente al panettiere, anche se vorrebbe comportarsi come tutti i clienti "normali", pagando e andando via.

Derivando da un meccanismo psicologico e non fisico, l'impasse di Paolo è ancora più complicata, perché lui sa quali sono i suoi desideri presenti (sa di non sentirsi più a proprio agio con Asia) ma non capisce la ragione per cui sta così. Forse non se la chiede nemmeno, all'inizio, limitandosi a fare ciò che si sente di fare come chiunque altro; è solo più avanti, quando si accorge che il suo atteggiamento potrebbe effettivamente nascondere un problema, che decide di lavorare su se stesso per trovare le cause che lo spingono a comportarsi in un certo modo.

Con ciò, sia chiaro, non voglio giustificare Paolo né insinuare che i personaggi femminili non avrebbero dovuto risentirsi: a ogni azione corrisponde una conseguenza, e se uno entra in un negozio senza i soldi per pagare poi va incontro a tutti i problemi del caso, a prescindere dalla sua volontà di rubare. Così se Paolo ha giocato un po' troppo con le sue partner è ovvio e lecito che queste nutrano risentimento per lui, perché non stava a loro risolvere i blocchi emotivi del protagonista né subire esperienze spiacevoli a causa di essi.

Nessuno è obbligato a farsi carico dei problemi comportamentali e/o emotivi del partner, soprattutto se farlo provoca sofferenza. E assolutamente nessuno è tenuto a stare accanto a una persona pericolosa in nome dell'amore, anche se per fortuna non è questo il caso perché tutte le avventure del protagonista del romanzo sono consensuali.

Le donne deluse da Paolo non gli devono niente, secondo me nemmeno adesso, dopo che lui ha scoperto di avere avuto in effetti un disturbo psicologico e di non "avere fatto apposta" a trattarle come loro non volevano. Secondo me non gli devono neppure la comprensione, se non vogliono capirlo.

Tuttavia credo ci sia comunque differenza tra una persona che sceglie di usare gli altri (a loro insaputa) e una persona che in un momento della sua vita ha dovuto portare il peso di una ferita psicologica i cui strascichi l'hanno indotta a comportarsi non sempre bene.

Come spesso accade, si tratta di una storia in cui perdono tutti: la cosa brutta delle ferite emotive e psichologiche è che funzionano come un domino crudele, e un tassello che cade ne travolge un altro fino a coinvolgere elementi esterni che hanno solo la sfortuna di capitarci in mezzo. Così Paolo è la prima tessera a crollare, ma forse anche quelle che lo hanno spinto (i suoi problemi familiari) vengono da persone che a loro volta hanno una ferita da sopportare. Cadendo in avanti Paolo è incappato nelle donne che ha deluso, le quali sono state effetti collaterali di qualcosa di cui non avevano colpa. In realtà nessuno ha colpa, ma tutti perdono.

Eppure Paolo fa anche una cosa che potrebbe fermare la caduta dei domino: ha l'intelligenza di capire che è infelice, la sincerità di ammetterlo a se stesso e il coraggio di combattere per cambiare le cose. Questo purtroppo non può cancellare il passato né ripagare le persone che ha urtato senza volerlo... Ma può fare in modo che le persone incontrate da lui in futuro non debbano soffrire ancora, che possano trovarsi davanti un Paolo più consapevole.

Lieto fine? No. Perdono? Forse. Salvezza? Può darsi.

 

Bene ragazzi, anche stavolta sono riuscita a divagare in lungo e in largo senza arrivare a una conclusione netta 😂 Ma d'altronde questa è un po' la mia visione della vita, abbiate pazienza 😁

Non vi annoio oltre e vi saluto, ricordandovi di andare a leggere gli altri articoli del Blog Tour e, come sempre, lasciandovi i link d'acquisto del libro di Paul Emme: cliccate qui per il digitale e qui per la verisone cartacea 😊

Infine non dimenticate di dare un'occhiata alla pagina fb dell'autore (qui) per restare aggiornati su tutte le sue novità.

A presto, tesori 💖 Stay bookish!

 

Elisa 🌸

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