Non solo carta #5 - Il ritorno di Mary Poppins



Trailer ufficiale

Tutti noi conosciamo Mary Poppins, il film Disney del 1964 magistralmente interpretato da un’incantevole Julie Andrews e dal giovanissimo Dick Van Dyke.
È il racconto di un’agiata famiglia nell’Inghilterra dei primi del ‘900, in cui genitori troppo indaffarati dal lavoro (lui) e dagli incontri delle suffragette (lei) non riescono/vogliono crescere i propri figli, i quali, venendo affidati a una tata dopo l’altra, vengono su come degli scalmanati e dei maleducati.
Mary Poppins è la tata che corre in loro aiuto dopo l’ennesimo fallimento educativo e con la sua magia fa scoprire a Jane e Michael le meraviglie nascoste in una faccenda domestica trasformata in un gioco, in una semplice passeggiata nel parco o nella visita a uno strano vecchio zio.
Un po’ alla volta insegna anche ai genitori cosa vuol dire avere figli e cosa significa amarli e crescerli e, finito il compito per cui era scesa dal cielo, apre il suo ombrello e si lascia trasportare oltre le nuvole da esso, in attesa della prossima famiglia da aiutare.
Ne Il ritorno di Mary Poppins (2018) la dinamica è un po’ diversa; Jane e Michael sono cresciuti, lei è una sindacalista (la passione per la politica l’ha ereditata dalla madre) nubile e senza figli, mentre Michael, artista per vocazione ma bancario per necessità, è un giovane e premuroso padre di tre bambini; rimasto recentemente vedovo, ha perso la bussola e fatica a prendersi cura della casa e dei suoi figli, al punto da dimenticarsi di pagare il prestito che aveva fatto per curare la moglie.
Si trova così a dover risarcire l’intera somma in pochi giorni, pena il pignoramento della casa.
Siamo in piena recessione, la grande depressione ha attraversato l’oceano e colpito anche l’Inghilterra e Michael non è certo di come farà a ripagare un debito così enorme.
All’improvviso ecco che dal cielo appare di nuovo Mary Poppins, con il volto nuovo di Emily Blunt, pronta ad aiutare nuovamente la famiglia Banks.
Jane e Michael però si sono dimenticati della magia della loro vecchia tata e, stupiti di come non sia minimamente invecchiata, l’accolgono in casa solo per compassione, convinti che una tata in un mondo in cui non ce ne è più bisogno faccia fatica a tirare avanti.
Mary Poppins è giunta fin lì con una missione però: salvare la famiglia Banks e niente la fermerà.

Sono qui per occuparmi dei piccoli Banks
Di noi?
Oh sì, anche di voi

Così, mentre i due Banks maggiori cercano un modo per salvare la casa, i tre piccoli Banks rivivono la magia della loro tata esattamente come anni prima avevano fatto il padre e la zia: con stupore e meraviglia, soprattutto una volta superato il pragmatismo che li bloccava.
La magia di Mary Poppins è intatta e più forte che mai e i bambini possono tornare a sognare come non facevano dalla morte della madre.
Emily Blunt è una Mary Poppins eccezionale. Il suo cipiglio severo è evidenziato da un trucco acceso ma elegante, tutto il suo vestiario è acceso, dall’impermeabile blu alle scarpe e cappello rosso, in tinta col rossetto.
I movimenti sono molto più aggraziati della collega Julie Andrews, di cui però ha mantenuto i piedi sporgenti verso l’esterno.
Questa Mary Poppins si dimostra sin da subito intransigente ma comprensiva, degna erede della precedente, e ci sono continui richiami al film del ’64, con battute e personaggi che riappaiono (o di cui appaiono gli eredi).
I costumi, i colori, le canzoni, sono tutti elementi che rispecchiano perfettamente il clima voluto per il primo film, ma sono estremamente moderni, è come se il film stesse urlando a pieni polmoni che sì, è il sequel di un film di oltre cinquant’anni, ma è un film del secondo ventennio del XXI secolo e come tale va trattato.
Quando entrano nel disegno di un vaso i costumi sono di un acceso color pastello, sembrano essi stessi dei disegni; le canzoni sono molto vivaci e hanno un ritmo incalzante, con un accenno di hip-hop che ben si intona a tutto il resto; i colori sono estremamente vivaci e accesi, c’è un’ode all’allegria e alla vita nei personaggi che si nota dal loro vestiario.
È stupefacente vedere anche la lunga sequenza di danza del gruppo dei lampionai, simile a quella degli spazzacamini del ’64, in entrambe sono presenti i bambini e la tata, in entrambe è un amico umile e con gli occhi pieni di magia a portarceli.
La differenza più sostanziale tra le due opere è ciò che muove la trama: nel primo erano genitori assenti, ma non c’era una reale difficoltà, nel secondo c’è un problema impellente e reale ed è quello a distogliere l’attenzione degli adulti dai bambini e a riunire la famiglia.
La Disney avrà anche usato un’idea vecchia, ma l’ha gestita con maestria, rendendo Il ritorno di Mary Poppins un film perfetto per i bambini neofiti di questa tata e per i genitori che ben se la ricordano.
Ultima postilla: se siete il tipo di persone che attacca tutto ciò che è un remake, un sequel, un prequel e via discorrendo, non guardatelo, o se lo guardate, non pensate al film del ’64, perché non lo è. È un film del 2018 e come tale va trattato.
Vorrei darvi un ultimo consiglio spassionato, dal cuore: smettetela di criticare qualsiasi cosa.
Vedo critiche che si basano su inezie, quisquilie, cose banali come l’acconciatura di un personaggio, critiche su una trama incompleta a metà di una saga, critiche su qualsiasi cosa.
Attenzione, non sono contraria alle critiche, minimamente, non a tutti può piacere un film, vorrei solo che fossero giustificate. Un buco di trama enorme, personaggi scadenti, storia debole e via così, non “Mi manca Darth Vader e quindi odio Kylo Ren” o “I remake Disney sono osceni perché non sono i vecchi classici”. Non vi piacciono? Legittimo, ma perché? Un vero perché, non un “perché sì”.
Imparate la nobile arte di prendere un film per quello che è e godervelo e basta (se godibile).

Buon Supercalifragilistichespiralidoso a voi

3 commenti

  1. Anche io ero restia ad andarlo a vedere, lo confesso. Pensavo fosse il solito modo per mungere un classico che per me è intoccabile. Ed ero veramente dispiaciuta. Sono andata al cinema con mio marito e... me ne sono innamorata. Penso che abbiano fatto un bellissimo lavoro, mi sono anche commossa a tratti. Nel mio personale gusto non ho amato la parte finale, però si capisce il senso e il messaggio, quindi l'ho accettato. Però hanno mantenuto lo spirito di quello che era stata Mary Poppins e di quello che sarà sempre per ognuno di noi. Sono riusciti a farmi venire voglia di comprare il dvd e tenerlo per i momenti tristi della mia vita. La Disney stavolta ha fatto un bel lavoro per me.
    Malia

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    1. Io devo ancora andarlo a vedere e sono curiosissima davvero!

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  2. Concordo appieno, ero partita piena di belle speranze e il film comunque mi è piaciuto più di quanto pensassi,anche e soprattutto riesce a reggere perfettamente il paragone con il primo, ovviamente considerando 8 decenni di differenza

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