Bucaneve, colpita da una misteriosa malattia che nessuno sa spiegare, è una bambina che ama le storie raccontate dalla madre e i sogni a occhi aperti. Un'avventura più strana di qualunque fantasia la aspetta in un mondo notturno e misterioso, abitato da bizzarre creature legate alle tenebre e all'occulto. È l'inizio di una serie di incontri con gatti e corvi parlanti, streghe che vivono nella foresta, solitari becchini, cavalieri senza testa, scheletri e altri personaggi tanto sinistri quanto buffi e stravaganti. Conoscendo meglio le atmosfere oscure e divertenti del Regno Sotterraneo, Bucaneve scoprirà che anche la Morte in persona può sognare e cercherà un modo per tornare alla realtà
Favola grottesca e inusuale quella scritta da Paolo
Fumagalli.
Scritta sulla falsariga di Alice nel Paese delle Meraviglie,
con un po’ di Sposa Cadavere al suo interno, questa favola di veloce lettura
(un’ora), parte con un bimba a cui viene letta una storia e che si risveglia in
quella che è chiaramente una tomba.
Da qui iniziano a vedersi le prime pecche di questo racconto
breve.
Non solo quello che dovrebbe essere trattato come un mistero
(la morte di Bucaneve) è quanto mai palese anche a un lettore disattento, c’è
anche il problema della “voce” di Bucaneve, una voce troppo adulta. I dialoghi,
sia interni che pronunciati, sono troppo adulti, nei pensieri e nei
ragionamenti, e i dialoghi diretti sono spesso troppo artefatti.
Non nego che ci siano degli spunti interessanti e dei giochi
di parole molto carini, ma in generale ci sono tanti errori che andrebbero rivisti,
errori anche di sintassi e punteggiatura, che rovinano una storia carina, ma troppo
breve perché questi errori passino inosservati.
Ci sono diverse allegorie all’interno della storia, ma anche
un deus ex machina finale che sembra tirato un po’ per i capelli, un modo per
far finire la storia quando non si sapeva come fare.
I riferimenti al capolavoro di Lewis Carrol sono tanti, troppi,
si nota davvero tanto l’ispirazione presa da esso.
Bucaneve nel Regno Sotterraneo è una favola che vuole dire
qualcosa, che vuole affrontare un tema delicato come la mortalità infantile in
modo apparentemente leggero, ma ha diverse carenze più o meno pesanti che ne
rovinano l’insieme.
Ci si dovrebbe lavorare su, ma è un ottimo inizio per
qualcosa di interessante che andrebbe editato con cura.
Giorgia Rambaldi Editor
Giorgia Rambaldi Editor
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