Recensione - Sono nata dal piombo di Simona Mannucci



Titolo: Sono nata dal piombo
Autore: Simona Mannucci
Editore: Emersioni
Genere: Romanzo
Pagine: 112

Prezzo: Cartaceo €13,50


Anna, figlia di un sopravvissuto al lager nazista di Bretenau, cresce in una famiglia povera, intessuta di relazioni affettive conflittuali dopo che suo padre è tornato dalla guerra col cervello “scompagnato”. Nonostante tutto vive un’infanzia felice nel paese in cui è nata, Gaeta, che per lei è il posto più bello del mondo, perché c’è il mare. Il romanzo ripercorre i primi passi di Anna nell’alfabeto erotico ancora sconosciuto e inibito dai costumi dell’epoca, poi il ribaltamento dei progetti di vita con il grande amore della sua vita, Augusto.

Immaginate un mondo senza cellulari, un mondo senza connessione. Un mondo dove l'immediatezza non esiste, un mondo fatto di attese e di speranze. In quel mondo vive una donna, che dopo aver visto il marito partire per la guerra, si trova sola a combattere, disperata, le difficoltà di una quotidianità dove le uniche priorità sono i due figli da crescere e i pasti da mettere in tavola nella povertà più assoluta; quando dopo giorni, mesi, anni fatti di stenti e di vane attese, gli Ufficiali l'avvisano che il marito è tornato sano e salvo, fatica a crederci. Ma è proprio da quel ritorno, che porta con sé le cicatrici della guerra, che nel 1946 nascerà Anna.
Siamo a Gaeta, e quella che descrive la Mannucci è una famiglia come tante, fatta di persone e di conflitti tra persone, di desideri e dell'impossibilità di realizzarli, di sogni e di bastoni tra le ruote, quelli che è la stessa vita a mettere.
Anna ha una sensibilità estrema, che emerge in modo particolare nei confronti della madre, ogni volta che vuole proteggerla dalle urla del padre, geloso della sua donna. Con lei è anche molto complice: a lei affida i suoi segreti più intimi, tra cui la storia d'amore con Augusto che, nata dall'innocenza qualche tempo prima, diventa finalmente una proposta di matrimonio. 
Anna è una ragazza che impara l'amore, in tutte le sue sfaccettature, sperimentandolo e af-fidandosi ad Augusto: la sua vita sembra un'oasi di pace, fino al giorno in cui scopre di essere nata dal piombo. Glielo rivela sua madre proprio nel momento in cui la vita le mette alla dura prova, un momento in cui c'è bisogno di estremo coraggio. Per accettare la realtà. 
Nemmeno l'amore di Augusto la salverà dagli abissi della depressione in cui sprofonda: nessuno si salva da solo, ma nessuno si salva se non vuole essere salvato; solo quando Anna comprenderà che la vita non l'aspetta, reagirà. 
Ma la vita è sempre in agguato, e le riserverà ancora difficoltà, dispiaceri, e un colpo di scena finale degno della migliore sceneggiatura; non vi svelo il proseguio perché è un libro talmente bello da leggere, e così denso di emozioni, che non voglio rovinarvi né il piacere né la sorpresa.
A Simona Mannucci riconosco la grande abilità nel dipingere non solo i tempi e i luoghi, ma soprattutto le stanze buie dell'animo umano in ogni circostanza della vita, in ogni relazione ed in ogni situazione dei suoi amati personaggi. Perché si sente che li ama, li ama uno ad uno, ognuno nella sua luce e nel suo buio. In ognuno di loro traccia la genealogia della discendenza, e li fa evolvere, seguendo ognuno il suo percorso.
Un romanzo breve ma intenso, che ci fa tornare indietro nel tempo, in un'Italia che io non ho conosciuto se non nei libri di storia, e che mi fa pensare ai valori veri della vita, quelli che spesso, presi dalle mille incombenze della quotidianità, ci dimentichiamo di onorare.
Un romanzo da leggere assolutamente, non solo per la delicatezza delle parole, ma per immergerci in un mondo che sembra impossibile esistesse solo qualche decennio fa, quello che mia nonna diceva "Si stava meglio quando si stava peggio": Simona mi ha ricordato proprio queste sue parole, e oggi per me acquisiscono un valore completamente nuovo e assoluto.

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