Recensione - Selfie ad Arte di Clelia Patella

Autore: Clelia Patella
Editore: Ultra
Pagine: 120
Prezzo: Cartaceo €12,90


Clelia che trascorre un pomeriggio al Mudec di Milano, tra le sculture del messicano Javier Marin, cercando di entrare in relazione con le opere, con la loro vita immobile. Mentre scatta foto che ricordano pose di yoga, immagina una seduta dallo psicologo, che le spiega: "Lei Clelia si muove da uno di questi mondi all'altro, da quello della natura a quello dell'arte, indifferentemente, giocando a scambiarli, in un'inversione che forse vorrebbe applicare per prima a stessa, pensandosi opera, o addirittura idea".
Con il solo uso dello smartphone nasce così l'intrusione nel mondo dell'arte di questa ragazza che, prima di occuparsi di arte, ha conosciuto e sperimentato a fondo il linguaggio del pop in tutte le sue forme. Una condensazione consapevole delle sue esperienze, dalla moda alla pubblicità, dal Tv show alla radio, riassunte in un unico atto, quello del selfie con le opere darte, i Selfie ad Arte.


"Positivamente stupita e rapita": è così che mi sento in questo preciso momento, dopo aver concluso la lettura di Selfie ad Arte di Clelia Patella. Di certo la prefazione di Vittorio Sgarbi mi aveva fatto intuire che si trattasse di un'opera assolutamente "fuori dagli schemi", ma mai mi sarei aspettata un testo così originale e coinvolgente, e pregno di studi appassionati.
Clelia ci racconta la sua storia nella passione per l'Arte, quella che oggigiorno viene troppo spesso ridicolizzata e banalizzata proprio attraverso quei selfie che sono diventati strumento di vanto - per aver partecipato ad una rassegna importante o per aver incontrato qualche artista famoso - e non epilogo di un'esperienza vissuta profondamente e perciò degna di essere testimoniata. 
E' così che Clelia, dopo aver assuefatto i suoi bisogni narcisistici essendo passata attraverso moda, pubblicità, tv, show e radio, ha oggi condensato il vissuto passato e, grazie all'ausilio della tecnologia - quella che tutti abbiamo a portata di mano ossia un semplice smartphone - è riuscita a dare un senso alla sua passione... mettendoci del suo. 
I suoi "selfie ad Arte" infatti non sono delle semplici foto, ma dei racconti intrisi delle sue emozioni e della sua interpretazione dell'opera, di cui lei diventa parte viva e integrante. 
Le opere d'arte stanno a Clelia come i libri stanno a noi, che leggiamo per passione, e che con altrettanta passione ne scriviamo le recensioni: in esse riversiamo tutte le emozioni che ci hanno suscitato quelle righe, i ricordi, le immagini che ci hanno evocato e, sottolineando quei punti in cui ci siamo riconosciuti o che abbiamo sentito particolarmente "nostri", mettiamo a disposizione del lettore la nostra personalissima interpretazione che, spesso, creando curiosità o sensazione di identificazione, è spinto all'acquisto.
Clelia rimane ore di fronte ad una statua o ad un quadro, lasciandosi parlare: nei suoi selfie il suo corpo non è soggetto, ma linguaggio: nella sua immagine ritroviamo infatti il dialogo con l'opera d'arte. La sua condivisione non può che far appassionare o, se non altro, suscitare il desiderio di visitare una mostra e lasciarsi parlare, magari da un'opera di un artista sconosciuto che certamente ci parlerà di noi, e aprirà i cassetti del nostro cuore tirando fuori qualche emozione preziosa. Le opere d'arte, un po' come i libri, sono uno specchio per lo "spettatore".
"La bellezza è oltre l'arte, non cercate di sciuparla con un gioco che non avete voglia di imparare a maneggiare, tanto da chiedere l'aiutino da casa. I Selfie ad Arte sono un modo di raccontare il mondo che attraverso da anni, e quella frequentazione assidua chiede dedizione. Attraverso la mia immagine, io scrivo la recensione di una mostra, il resoconto della mia visita a un museo, condensato e compresso in un linguaggio che a sua volta è quello delle arti visive. Io parlo d'arte con l'arte", scrive.
Fortissimo anche il suo messaggio/invito a non strumentalizzare l'arte, e soprattutto a cercare il senso in ogni momento che viviamo; ché se è vero che la tecnologia ci facilita le cose, è altrettanto vero che spesso e volentieri ci troviamo a cestinare foto dalla galleria perché magari siamo usciti con un'espressione che potrebbe farci catturare pochi like... e poco importa se quel momento non potrà più tornare, identico a se stesso. Preferiamo cancellare perché "siamo venuti male".
Sono lontani i tempi in cui si andava dal fotografo a sviluppare i rullini, e sono un ricordo anche le attese di rivedersi curiosi, a distanza di giorni, in una situazione che avevamo vissuto: un compleanno, una gita con la classe, un'uscita al parco con gli amici. Si cestinavano molte meno foto un tempo....
Con questo spirito Clelia ci suggerisce anche un uso intelligente della tecnologia e dei social, invitandoci ad andare oltre le apparenze, soffermandoci nell'essenza dei momenti dei luoghi e delle persone, rendendoci consapevoli che un momento non potrà mai tornare uguale a se stesso: per dirlo con una frase a me cara di Eraclito "non ci si bagna mai sullo stesso fiume per due volte".
Ogni momento della vita è unico ed irripetibile: viviamolo, fino in fondo, emozionandoci.
Grazie meravigliosa Clelia per questo tuo dono!



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