Review Party - L'assassino che è in me, Jim Thompson


Seconda e ultima tappa di questo review party a tema Jim Thompson, vi siete persi la prima parte? Cliccate qua per scoprirla.
L'assassino che è in me è il titolo di questa opera, un noir ambientato nell'America del 1954.


Per sondare gli abissi della psiche di un assassino serve un valente strizzacervelli? Macché, basta cercarne le radici in una sonnolenta cittadina del Texas, dove il vicesceriffo locale, l'insondabile Lou Ford, sente che sta riprendendo vigore nel suo intimo la malattia, una follia incontrollabile che sfocia in reazioni inconsulte. Incaricato di cacciare dai confini urbani una sciantosa che adesca clienti, tra cui il figlio del ricco petroliere del luogo, finisce per seminare una lunga scia di violenza dietro di sé, tappando una falla da una parte e aprendone una nuova da un'altra. Malefatte che è lo stesso protagonista a raccontare al lettore, in una sorta di confessione fiume, in tempo reale, come se non fosse Jim Thompson bensì Lou Ford stesso a prenderlo per mano e a trascinarlo nell'insensato vortice della sua violenza cieca.


Lou Ford è un tranquillo e rispettato cittadino nella sua comunità: vicesceriffo, figlio di un noto medico, fidanzato con la ragazza più bella della città, cos'altro potrebbe volere?
Eppure c'è qualcosa che ribolle nelle sue viscere, una lenta, insaziabile voglia di morte che gli impedisce di essere felice, una malattia che è riuscito a tenere bloccata per anni, ma che ormai deve
esplodere.

La narrazione in prima persona, quasi come un diario, un flusso di pensiero di un uomo che finalmente può parlare, porta il lettore a immergersi nella psiche di Lou, permettendoti di farti conoscere la sua intimità.

Spesso si perde in dettagli prolissi e inutili, ma fondamentalmente è un libro che porta a essere letto perché il lettore DEVE approfondire la conoscenza con Lou e capire fin dove può spingersi e prima di essere fermato.
Se mai qualcuno potrà farlo.

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