La Taverna Folle #15: Recensione - Il Cavaliere Nero di Pietro Davide Tulipano


Bentornati miei carissimi avventori anche in questa lugubre e piovosa serata, e buonasera a voi miei cari, che per la prima volta varcate le porte di questa piccola ma spero accogliente Taverna Folle. Io sono il Master Folle, umile proprietario di questa locanda nonché Oste, pronto come di consueto a servirvi e, se me lo concederete, lasciarvi degustare qualche nuova e particolare prelibatezza.
In questa sera particolare cinta da nubi e dalle poche stelle a rischiarare il cielo, ho trovato da offrirvi qualcosa di tanto particolare quanto unico. Questa sera se avrete il piacere di accomodarvi come di consueto ai miei tavoli preparerò per voi qualcosa di mai assaggiato in questi luoghi.
Preparate i cucchiaini signore e signori, perché la bottiglia che vado a mostrarvi e a farvi assaggiare è un favoloso liquore dal color cremisi, che vi offrirò di gustare in maniera unica.
Accomodatevi pure gentili ospiti, e lasciate che vi serva "Il Cavaliere Nero".




Titolo: Il Cavaliere Nero 
Autore: Pietro Davide Tulipano
Editore: Dark Zone
Genere: Fantasy
Pagine: n° 156
Prezzo Cartaceo:  14,90
Data di pubblicazione: il 19 maggio 2018


Areth è il più grande eroe del regno e sembra riassumere in sé tutte le virtù umane. Pochi conoscono il suo segreto: Areth non ricorda nulla del suo passato né delle sue origini. L'eroe vive ogni giorno sopportando il dolore di non conoscere la propria storia fino a quando non accade qualcosa che sconvolge la sua esistenza. Durante una missione, vede il ritratto del Cavaliere Nero: il guerriero più spietato e terribile che sia mai esistito. Ricordandosi improvvisamente che proprio il Cavaliere Nero fu il suo più grande nemico e il responsabile della sua amnesia e di tutte le sue sofferenze, Areth inizia una lenta discesa verso una pazzia fatta di ossessione. Inizia così un viaggio dalle conseguenze impensabili. La vendetta a cui ambisce l'eroe caduto si mescola al confronto tra il bene e il male, tra l'uomo e tutto ciò che lo opprime, tra l'ignoto e l'inestinguibile sete di conoscenza e di verità.

La bottiglia di oggi, per quanto miei signori siate abituati a degustare amabilmente liquori da ogni dove e da ogni quando, ho preferito far sì che giungesse ai vostri tavoli sotto forma di un cremoso dolce dalle tinte rosee e dal profumo decisamente invitante.
La bottiglia selezionata per voi dal vostro umile Oste prende il nome di "Alchermes", e per quanto molti di voi sicuramente siano già a conoscenza del liquore in oggetto, ho deciso di farvene godere appieno le sue doti e le sue particolarità, portando ai vostri tavoli quello che risulta essere una preparazione cremosa nota con il nome di Crema Reggina.
Ciò che questa sera vi offro e che spero gradirete, almeno quanto ho apprezzato io il prepararlo, è un dolce che vi farà assaporare appieno la bottiglia di nostrana provenienza che ho scelto per questa particolare serata.
È sufficiente brandire per pochi attimi l'opera tra le mani per rendersi conto fin da subito che si tratta di un breve e leggero scritto; la bottiglia stessa ad un primo impatto potrebbe sembrare non di prima scelta nella cura, se rapportata ai similari liquori di grande nomea ritrovabili sugli scaffali limitrofi, ma è esattamente per questo motivo che il vostro umile Oste giunge a voi per non rischiare di farvi trarre delle troppe affrettate e frettolose analisi.
Il liquore singolarmente risulta ad un primo assaggio difficile da degustare, in quanto non è nato per essere assaporato singolarmente e quindi superficialmente, ma esplode in tutto il suo sapore quando interpretato nella sua completezza.
Sì, sì lo so, miei signori, starete pensando che infine doveva giungere il momento fatidico in cui il vostro Oste perdesse del tutto il senno. Eppure se lasciate che il vostro Folle Taverniere continui il suo sproloquio, sono convinto capirete dove infine vi invito a giungere con me.
La Crema Reggina che vi ho preparato ha origine da diversi ingredienti ,tra cui l'appunto da me selezionato e sopracitato Alchermes, che nasce esclusivamente per essere sfruttato per dolci e frutta.
Allo stesso modo questa opera, sia per un primo sguardo sia per la sua brevità, può essere erroneamente considerata non meritevole; ma solamente dopo aver raggiunto la sua ultima pagina ci si potrà render conto di quanto in realtà si stia gustando un dolce pronto e deliziosamente preparato ad hoc.
La trama è semplice e le descrizioni dell'ambientazione, che tutt'attorno al protagonista si dipanano, risulta limitata e per nulla eccessivamente descritta ma presente e necessaria quanto basta per non appesantire la volutamente breve opera.
Nessun fronzolo o eccedenza non necessaria per non far perdere a coloro che la degustano lo stato emotivo. Nessuna guarnizione per una trama che non ne ha necessità.
L'Alchermes garantisce ad ogni cucchiaiata di sapore quel gusto amarognolo tipico, e la sua dolcezza si alterna ai sapori complessi di un protagonista attanagliato dai timori di un passato di cui non ha memoria.
Decisamente da porre attenzione all'etichetta della bottiglia di questa sera, splendidamente realizzata dall'illustratore A. Venditti, che nella sua semplicità racchiude più di quello che apparentemente si può estrinsecare al primo colpo d'occhio.
Orsù dunque signorie mie, mentre notate sol ora in omaggio al dolce di questa sera, l'armatura nera come la notte che ostenta la sua presenza sul fondo del salone, gustatevi il dolce da me con cura preparato per farvi assaporare come di consueto un liquore che merita di esser giustamente valorizzato.
Non si parla di grandi saghe o di vigneti di cui la nomea è sufficiente a garantirne la qualità, ma si parla di piccoli gioielli che meritano di far riflettere nell'animo, nelle scelte, e in qualcosa che va oltre il semplice concetto di giusto e sbagliato. 
Fin dove le convinzioni possono essere àncora di salvezza e fin dove la determinazione è tale prima che si trasformi in un baratro senza fine? A voi la risposta miei carissimi ospiti.
Al fine giunge anche per questa notte l'ora di abbandonare tali luoghi come oramai consuetudine, a voi va il mio più sincero ringraziamento per essere rimasti fin qui a gustare con me in una così lunga notte senza stelle una tale ventata di cremosa diversità. 
Ringrazio chiunque tra voi abbia anche solo menzionato questa piccola e umile Taverna Folle a coloro che conosce al fine, magari anche in un futuro prossimo, di poterli vedere accomodati a questi tavoli. Ringrazio anticipatamente chi deciderà in futuro di farlo e spero con tutto il mio cuore di Oste, di potervi riavere ai miei tavoli la prossima volta che riaprirò le porte di questa Taverna Folle.
Qualora decidiate miei cari ospiti fin qui giunti di lasciare una qualsivoglia dedica o commento alla vostra Taverna o al vostro Folle Oste, rammento la presenza della bacheca sottostante sempre a vostra disposizione, e con gratitudine mi inchino alla vostra cortesia qualora decidiate di farlo.
Col cuore in una mano e la bottiglia nell'altra spero possiate anche questa sera lasciare la Taverna Folle sazi e soddisfatti; auspicando il vostro ritorno con ansia.
Anche in questa notte vogliate permettermi di chiudere ricordando a voi tutti che sarò sempre a vostra disposizione nella ricerca folle di servirvi il meglio tra quelli che sono i boccali della cultura fantasy, dei grandi classici horror o della fantascienza, ma cercando di non tralasciare anche novità di qualsivoglia provenienza; che chissà possano diventare grandi annate in futuro o nella peggior delle situazioni del buon aceto. 
E anche per oggi questo è tutto Signore e Signori, mentre la Taverna Folle anche per questa notte chiude i suoi battenti, il vostro Oste vi ringrazia per la pazienza e per l'attenzione a lui concessa e vi augura un felice proseguimento di serata, almeno fintanto che le porte non riapriranno per potervi rivedere qui per un nuovo indimenticabile bicchiere.
Se vi siete persi le precedenti degustazioni non dimenticatevi di recuperarle, perché un buon bicchiere non guasta mai, e per quanto riguarda noi miei cari avventori, vi aspetto sempre alla stessa ora venerdì prossimo.
E non dimenticate: Lasciate che la follia vi inebri.




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