Recensione - Quello che non sai di Susy Galluzzo

 


Autore: Susy Galluzzo

Editore: Fazi Editore

Pagine: 268

Data pubblicazione: 8 aprile 2021


Cosa succede quando non si ha più voglia di essere una madre?

Cosa può fare una donna stretta tra gli obblighi familiari e la sua vita di prima?

Michela, detta Ella, ha passato gli ultimi anni a crescere la figlia Ilaria, dedicandosi a lei in ogni momento anche a scapito del suo lavoro di medico e del rapporto con il marito Aurelio. Ella conosce tutte le manie e le ansie di Ilaria, sa quanto è brava a tennis ma anche quanto le è difficile concentrarsi a scuola. Dopo un allenamento, Ilaria si distrae guardando il cellulare, ferma in mezzo alla strada, mentre una macchina avanza veloce verso di lei. Ella non fa niente per avvisarla: rimane immobile a osservare la figlia che, salva per un soffio, se ne accorge. In quell’istante, inevitabilmente, tra loro si rompe qualcosa. Ella così inizia a sfogarsi scrivendo un diario rivolto alla propria madre, morta quindici anni prima: pagina dopo pagina, racconta delle crepe che si allargano fino a incrinare in modo irreversibile i delicati equilibri familiari, si addentra nei propri ricordi per riportare a galla vecchi e nuovi conflitti, rimpianti e sensi di colpa, per trovare infine la forza di affrontare la verità e ricominciare. Viaggio negli equilibri precari di una famiglia all’apparenza perfetta, "Quello che non sai" è un romanzo sulla maternità e sul timore di non essere mai all’altezza. Attraverso la storia di un distacco necessario, narrata in un crescendo di sentimenti contrastanti, l’autrice inscena il fallimento personale della protagonista cambiando continuamente prospettiva in un gioco psicologico complesso.


Viaggio nel difficile ruolo dell’essere madre, nella maternità, nella difficoltà del provare sentimenti ambivalenti, che spaventano, ma non poterli ammettere per non rischiare il giudizio o, peggio, la condanna.

Sono le donne, sono le madri (già figlie a loro volta), quelle che parlano per bocca di Michela, detta Ella, che affida a un diario scritto alla madre morta da tempo i propri pensieri, quelli che non può confessare a nessuno, forse nemmeno a sé stessa.

Ella era un ottimo chirurgo, ma non esercita più, si occupa in modo esclusivo, fatto salvo per un part time in un laboratorio di analisi, e totalizzante della figlia 13enne Ilaria a cui ha dedicato vita, anima, corpo. Non esiste più Michela, la donna, c’è solo Ella, la madre, e la moglie di Aurelio, anch’egli chirurgo, per lo più assente e, come vedremo poi, impegnato in una relazione extraconiugale.

La vita di Ella sembra viaggiare su binari stabiliti e immutabili, quando improvvisamente un giorno accade un evento drammatico, sebbene senza conseguenze: Ilaria sta attraversando la strada, ma è così intenta a messaggiare sul cellulare che non si accorge del sopraggiungere di un’auto che non la investe per un soffio. In verità non la investe perché interviene Duccio, il loro cane, ad abbaiare e avvisarla. Ella è lì vicino, assiste a tutta la scena, ma non muove un muscolo, non emette un suono: guarda la figlia, vede arrivare l’auto, ma non fa nulla per fermarla.

Da quel momento il rapporto quasi simbiotico fra madre e figlia cambia radicalmente

“Ilaria non è successo nulla”, le ho detto prendendole il mento tra le dita punto non mi ha risposto. […] ha detto: “Se Duccio non avesse abbaiato, sarei finita sotto quella macchina”. Mi sono girata verso di lei, stava fissando ancora per terra. Le ho detto di non pensarci, che era andata bene, che non era successo nulla. Ha solo annuito. […] Mentre le lavavo le guance, continuava a fissarmi. Gli occhi erano scuri come non glieli avevo mai visti. Mi ha messa a disagio, anzi, mi ha turbata. E lo stava facendo di proposito, con insistenza. Ho fatto finta di nulla, non le ho chiesto niente, non ho voluto chiederle niente. Sono sempre stata una vigliacca.

Ilaria chiede di andare a dormire dalla nonna paterna, con cui non ha nemmeno un buon rapporto. Da lì il punto di non ritorno: la loro relazione diventa un campo di battaglia, che finisce per coinvolgere anche Aurelio, suo malgrado.

Entra in campo anche una psicologa un po’ singolare, che anziché sistemare le questioni sembra esacerbarle. Tuttavia non dimentichiamo che noi leggiamo il diario di Ella, perciò tutto è visto dal suo punto di vista. Ed ecco perché il valore di questo romanzo ritengo risieda proprio nel suo portare a galla le caratteristiche oscure dell’essere madre, i pensieri di Ella, i sensi di colpa, gli interrogativi, l’estrema solitudine e sofferenza.


Un romanzo intenso, difficile, necessario.




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