Blog Tour - Che nessuno d'innamori...

Buongiorno lettori, e siamo già a maggio! Incredibile come vola il tempo. Spero stiate tutti bene! 
Oggi continuiamo un blog tour che si prospetta davvero interessante. E io vi darò qualche estratto, sperando di incuriosirvi un sacco! 

TU NON MI PIACI NEANCHE UN PO’
«Scusa se te lo dico» cominciò palesemente irritata, «ma l’idea di passare assieme del tempo, con l’intento di conoscerci meglio e trovare questo qualcosa di veramente importante come lo intendi tu, non mi piace neanche un po’.»
«Perché no?»
«Perché tu non mi piaci neanche un po’.

COME LO DICI…
«Sai, a dire il vero il problema non sta tanto in quello che dici, non sempre almeno, ma nel modo in cui lo dici: dall’espressione del viso allo sguardo, al tono della voce…»
Dorian fissò la ragazza con un misto di perplessità e irritazione.
«Giusto per saperlo, Virginia» chiese con tono sprezzante, «per caso anche il tempo atmosferico e le congiunzioni astrali ti procurano disagio nei miei confronti? Perché se fosse così, ti avviso subito che non ho alcuna capacità d’influenzare le correnti oceaniche e nemmeno i movimenti dei pianeti.»

SE SUCCEDE, SUCCEDE
«E cosa succederebbe se, nonostante i tuoi ferrei propositi, dovessi comunque innamorarti di qualcuna?»
«Non può accadere.»
«Perché no?»
«Perché ho deciso che non deve accadere.»
«Ma è un’assurdità» replicò Virginia, stranita da quella risposta. «Mica si può decidere se innamorarsi o meno. Se succede, succede. C’è poco da fare.»

AUTO DA RICCHI
«È questa la tua auto?» domandò perplessa.
«Sì, è questa.»
«Ma ne hai altre oltre a questa, vero?»
«No, solo questa.»
«Solo questa?»
«Perché scusa? Quante auto dovrei avere?»
«Be’, di solito le persone piene di soldi come te hanno almeno tre o quattro automobili.»
«E che cosa ci dovrei fare con tre o quattro automobili?»
«Non lo so» disse Virginia alzando le spalle. «Ostentare la tua ricchezza?»
«Non ho alcun interesse a ostentare la mia ricchezza» ribatté lui accigliato.
La ragazza rise sarcastica. «Ah, no? E allora perché te ne vai in giro con al polso un orologio da diecimila dollari?»

SNOB O NON SNOB, QUESTO E’ IL PROBLEMA
Dorian guardò la ragazza con un’espressione vagamente offesa. «Io non sono snob.»
«Magari non lo sei, ma a me lo sembri. E se lo sembri a me, puoi sembrarlo anche a molte altre persone.»
«Non preoccuparti, sono perfettamente in grado d’essere affabile e di conversare amabilmente con le persone.»
«Be’, lo spero vivamente, perché non devo certo dirtelo io che quelli con la puzza sotto al naso non piacciono a nessuno. Non mi serve a nulla presentarmi con un fidanzato bello, ricco e intelligente, se alla fine sta antipatico a tutti. Anzi, potrebbe essere addirittura controproducente.»

EFFETTO DORIAN
«La maggior parte delle donne, quando si ritrovano davanti Dorian, tendono a…» Rifletté qualche istante per cercare l’espressione più adatta. «A perdere la loro lucidità» disse infine. «In questi anni ho visto le reazioni più disparate: c’è chi diventa istantaneamente rossa come un peperone, chi s’imbambola, chi comincia a balbettare o a ridere come una scolaretta e chi evita completamente di guardarlo in faccia.»
«So perfettamente di cosa stai parlando» disse seria Virginia. «L’ho visto succedere proprio davanti ai miei occhi. Io lo chiamo effetto Dorian.»
«Effetto Dorian. Mi piace»

ROBO-DORIAN
Nel sentir paragonare il suo amico a un automa, Ted proruppe in una sonora risata.
Incoraggiata da quella reazione, Virginia si lanciò in un’imitazione, e approssimando un tono basso e metallico, cominciò: «Sono Dorian Gregory 1.0. Sono programmato per lavorare ininterrottamente dodici ore al giorno, weekend inclusi. A data ancora da destinarsi mi accoppierò con una femmina selezionata secondo specifici parametri da me definiti e, con la suddetta, genererò la mia discendenza:
Dorian 1.1 e Dorian 1.2.»
Ted rise ancora più forte.
Virginia tornò alla sua voce normale e proseguì con la sua presa in giro. «Per ottimizzare i tempi di procreazione, i suoi figli saranno gemelli, e vista la notevole prepotenza del soggetto, non mi stupirei più di tanto se i suoi geni prendessero il totale sopravvento su quelli della madre, dando così vita a due perfetti cloni di se stesso.»

OSPITALITA’
«Allora? Cosa posso offrirti? Un bicchiere d’acqua fredda in faccia? Un caffè bollente sui pantaloni?»

LEZIONI DI SESSO
«Lo so che hai già capito perché sono qui stasera, ma è una cosa talmente imbarazzante che non riesco neanche a dirla.»
«Non essere imbarazzata» fece Dorian serio. «Stai solo chiedendo aiuto per risolvere un tuo problema e, per come la vedo io, questo ti fa onore.»
Virginia guardò Dorian come se avesse appena sentito un’enorme assurdità. «Come fai a dire che mi fa onore? Sto elemosinando lezioni di sesso da uno sconosciuto» disse con una risatina amara. «Cosa c’è di onorevole in questo?»

VERGINI PIAGNUCOLANTI
«Stai dicendo che la compagnia di una patetica vergine piagnucolante è meglio di niente?»
«No», ribatté l’uomo serio. «Sto dicendo che la compagnia di una ragazza permalosa, violenta e totalmente incapace di usare le bacchette, è meglio di niente.»

È TUTTO DIVERSO
Dorian fissò i due vivaci occhi verdi che lo guardavano in trepidante attesa di una risposta, e per la prima volta si soffermò a pensa-re a quanto Virginia fosse completamente diversa da qualsiasi altra donna avesse mai frequentato. La sua spontaneità, la sua ironia, e perché no anche la sua suscettibilità, unite al quasi totale disinteresse per la sua condizione economica e il suo aspetto fisico, costituivano per lui un’assoluta novità. Una sorta di variazione che, nel complesso, non gli stava affatto dispiacendo.

L’USIGNOLO VIRGINIA
Quando si presentarono le strofe del ritornello, si mise a cantare. «I wanna make it, I wanna make it whit chu» ripeté più volte, cimentandosi in uno straziante falsetto.
«Per un attimo ho temuto che qualcuno ti stesse strangolando.»
Nell’udire quelle parole Virginia si voltò di scatto ritrovandosi davanti Dorian, a pochi passi di distanza.
«È un sollievo scoprire che invece stai solo cantando» disse con le labbra tese in un sorriso trattenuto a stento.
Virginia avvampò per l’imbarazzo. «Sono desolata» bofonchiò, «non era nelle mie intenzioni farti credere che fossi in pericolo di vita.»
«Ne sono certo» ribatté lui, poi con tono divertito osservò: «Non ne sono del tutto sicuro, ma credo tu abbia un lieve problema d’intonazione.»
Virginia s’irrigidì all’istante. Era vero, era stonatissima. Ma questo non gli dava il diritto di prenderla in giro con tanta disinvoltura. «Avresti potuto evitarti parte dello strazio se invece di startene lì, fermo e zitto a osservarmi, ti fossi degnato di palesare la tua presenza.»
«Veramente ti ho detto buongiorno per ben due volte» ribatté lui. «Non è colpa mia se non hai sentito.»
Virginia gli rivolse uno sguardo diffidente. «D’ora in poi cercherò di cantare solo se non sei nei paraggi.»

LEZIONI DI SESSO
Virginia si levò reggiseno e slip alternando il suo sguardo tra gli occhi del suo mentore e l’immagine riflessa. A differenza della sera precedente, i movimenti furono meno legati e la schiena perfettamente dritta.
«Molto bene» commentò Dorian soddisfatto. «Ora stenditi sul letto e mettiti a pancia in su.»
Virginia si distese supina al centro del letto, poi intrecciò le mani sul ventre e chiuse gli occhi in attesa di ricevere ulteriori istruzioni.
Dorian la fissò in silenzio per qualche istante, poi disse: «Sembri una salma pronta per la sepoltura.»

È GAY
«Quello è il tuo fidanzato?» chiese Allyson con lo sguardo ancora inchiodato sull’uomo.
Virginia sbottò in una risatina divertita. «Oh, no! Certo che no!»
Allyson la fissò con un’espressione interrogativa.
Per giustificare la sua reazione, Virginia avrebbe potuto semplicemente dire che era impegnata con un altro e che Dorian era solo un amico. Invece, ripensando alle prese in giro subite, optò per una risposta alternativa.
«Dorian è gay» disse seria.
Allyson si lasciò sfuggire un’esclamazione di puro sgomento, che le uscì di bocca a un volume talmente alto da indurre Dorian a girarsi nella loro direzione. Imbarazzata, si coprì la bocca con una mano e abbassò immediatamente il tono della voce. «Eppure non si direbbe» commentò ancora incredula.
«Non tutti i gay sono effeminati» eccepì Virginia.
«È vero» convenne la ragazza, poi lanciò un’altra languida occhiata verso quell’uomo statuario. «Che peccato però» disse sospirando.
«Che ci vuoi fare» fece Virginia alzando le spalle. «Sono cose che succedono.» Poi, trasportata da una momentanea vena creativa, aggiunse: «Prima del tuo arrivo, mi stava giusto raccontando della sua recente rottura con l’ultimo compagno.»
«Oh, mi dispiace.»
«No, non dispiacerti» la ridimensionò Virginia. «È stata colpa sua. È sempre colpa sua.» Poi si avvicinò all’orecchio dell’amica con fare cospiratorio. «Purtroppo, oltre ad avere un brutto carattere, ha anche un grosso problema di dipendenza.»
«Droga?» s’azzardò a indovinare la ragazza.
Virginia scosse la testa. «Scommesse», rivelò con tono grave.
«Davvero?»
Virginia annuì. «Non mi stupirebbe se in questo momento fosse al telefono con uno dei suoi allibratori.»

TOPI MORTI
«Pensavo che come primo approccio, potrebbe riuscirti più facile toccarmi attraverso il tessuto dei boxer. Cosa ne pensi?»
«Potrebbe aiutare» rispose Virginia poco convinta.
Nel vedere che, pur avendo accolto positivamente il suo suggerimento, la ragazza non accennava a muovere un muscolo, Dorian fu costretto a sollecitarla: «Virginia, devi mettere una mano qui» disse indicando inequivocabilmente le sue parti intime.
Virginia sbuffò fuori tutta l’aria che aveva involontariamente trattenuto nei polmoni, poi allungò timorosa la mano destra fino a poggiarla sul sesso di Dorian, dopodiché rimase perfettamente immobile, in sofferente attesa di ulteriori istruzioni con una smorfia di ripugnanza dipinta in viso.
«Sembra quasi tu sia toccando un topo morto» commentò lui sarcastico.
La ragazza proruppe in una risatina nervosa. «Credimi, toccare un topo morto mi farebbe molta meno paura.»

SEVENTEEN
«A dire il vero» disse Dorian afferrando il dito accusatore della ragazza, «non me lo sono mai misurato.
Ma…»
«Diciassette» intervenne lei.
«Come?»
«Il tuo pene» spiegò lei. «Misura circa diciassette centimetri.»
Dorian ricordò solo in quel momento la capacità di Virginia di stimare a occhio le misure, esibita la sera in cui si erano conosciuti. «Grazie per l’informazione.»
«Prego», ribatté lei, poi chiese: «Diciassette è un buon numero?»
«Dipende.»
«In che senso, dipende?»
«In mezzo a degli asiatici farei un figurone, ma in mezzo a degli attori pornografici non credo otterrei lo stesso risultato.»

I GEMELLI
Erik squadrò il fidanzato della zia da capo a piedi. «È vero che sei ricco?» chiese.
«Abbastanza», rispose lui.
«Ce l’hai l’aereo personale?»
«No.»
«E la collezione di auto sportive super costose?»
«No.»
Entrambi i gemelli si fissarono perplessi.
«Quello che hai al polso è un Rolex?» chiese Peter.
«No, è un Patek Philippe.»
Il ragazzino aggrottò la fronte. Poi guardò il fratello con aria interrogativa. Erik, fece spallucce: nemmeno lui conosceva quella marca. «Sei sicuro di essere ricco?»

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