Non solo carta #4 - Il Re Leone



Prosegue la nostra rubrica dedicata alla pellicola cinematografica. Come avrete capito, per ora è dedicata alla Disney & Pixar (e andando avanti arriviamo alla Dreamworks e allo Studio Ghibli).
Fin’ora abbia affrontato supereroi, principesse navigatrici, semidei, bestie mostruose e bibliofile accanite.
Ora passiamo al classico dei classici, al mio film Disney preferito, a quel cartone che dopo anni continua a farmi emozionare, passiamo a Il Re Leone.
Uscito nel 1994, è il 32° classico Disney.
È la storia di un leoncino, Simba, figlio del re della savana africana: il maestoso leone Mufasa. 
Fin dalla nascita del figlio, Mufasa lo educa per succedergli al trono quando lui non ci sarà più.
Non è un trono di potere l’eredità di Simba, Mufasa non è un re con il pugno di ferro. Ordine e rispetto guidano il cuore del grande leone e l’intraprendente figlio impara dal padre e cerca di seguirne l’esempio per diventare a sua volta un grande re.
Come ogni storia che si rispetta, però, serve un antagonista, antagonista che troviamo in Scar. 
Intelligente e carismatico fratello minore di Mufasa, nutre l’ambizione di diventare re. Potrebbe affrontare direttamente Mufasa in un combattimento, ma perfettamente conscio della differenza fisica che intercorre tra i due che va a vantaggio del fratello, non ha mai realmente pensato a un scontro fisico. Così combatte col cervello.

Siamo pronti, saremo pronti, ma per cosa?
Per la morte del re!
Perché? È malato?
Idiota! Lo uccideremo noi, e Simba con lui

Astuto com’è, non gli ci vuole molto a manovrare un cucciolo desideroso di avventura come Simba.
Aiutato dalle iene, sue alleate in questo colpo di stato, coinvolge il piccolo in un agguato in cui Mufasa muore per salvare il figlio.
La prima parte del piano è completa.
Qui si inizia a percepire la magnificenza dei disegni.
Imponente, regale anche nella morte, il corpo di Mufasa appare come illuminato, sembra pronto ad alzarsi e a ruggire contro il fratello traditore la sua condanna.
Poi arriva Simba, piccolo, indifeso, orecchie basse e pelo scarmigliato, chiama a gran voce il suo papà per tornare a casa. Lui non vede un re caduto, vede il suo adorato papà che non si rialza.
Il colpo al cuore iniziale dello spettatore si trasforma in lacrime che si uniscono a quelle del leoncino ormai orfano.

- Papà? Papà, dai svegliati. Papà, dobbiamo andare a casa -

Dall’ombra appare la rachitica figura di Scar. Simba spera di aver trovato un aiuto nello zio, ma lui ha altri piani per il nipotino. Ultimo ostacolo al trono, il leoncino deve sparire.
Fingendo di essere dalla sua parte, Scar convince Simba di essere il vero responsabile della morte del re e che l’unico modo per salvarsi è scappare per non tornare.

- Scappa, scappa lontano e non tornare più –

Il piccolo scappa, lo zio per tutta risposta gli sguinzaglia le iene per ucciderlo. Le iene falliscono, ma convinte che un cucciolo scappato nel deserto non sopravvivrà da solo non riferiscono nulla a Scar, il quale ormai sale sul trono portando fine all’era di pace di Mufasa.
Simba crolla, esausto e assetato nel deserto. Viene salvato da una delle coppie più improbabili dell’animazione: Timon e Pumbaa, rispettivamente un suricata e un facocero.
Pumbaa è l’ingenuo tra i due e la vera mente del gruppo, mentre Timon è l’irascivo leader che ruba le idee migliori all’amico, come quella di adottare il leoncino per avere una protezione dai predatori quando sarà cresciuto.
Non gli interessa del passato travagliato di Simba, i due seguono la filosofia i vita dell’Hakuna Matata, in cui nulla importa se non vivere sereni e tranquilli.

- Hakuna matata… vuol dire senza pensieri -

Simba cresce così, dimenticando le sue responsabilità e ignorando il senso di colpa per la morte del padre. Quella coppia che lo ha adottato quasi per interesse diventa la sua famiglia, il suricata e il facocero sono i suoi migliori e unici amici. Per Simba non c’è un futuro da re, c’è solo cibo, divertimento e relax.
Finché Pumbaa non viene attaccato da una leonessa affamata, costringendo così Simba a difenderlo.
Scopre in quella leonessa Nala, sua amica di infanzia e sua promessa sposa.
Nala non può crederci, il defunto erede al trono non è più morto, può tornare a casa e reclamare il suo posto.
Simba non vuole tornare, non può scordarsi di essere stato lui la causa della perdita di suo padre il re, morto per salvarlo.
Nala gli racconta di cosa significa essere governati da Scar. Incapace di governare, lascia tutto in mano alle iene, le quali fanno il buono e il cattivo tempo con prede sempre più scarse.
Simba vorrebbe tornare, ma non riesce a lasciarsi il passato alle spalle.
Finchè non entra in scena Rafiki. Babbuino, sciamano e cerimoniere della corona, che gli ricorda chi è davvero (con quelle che possiamo chiamare “visioni mistiche”)

- Ricordati chi sei. Tu sei mio figlio e l’unico vero re. Ricordati. –

Il ricordo di Mufasa unito alle parole di Rafiki e al rinnovato amore per Nala convincono il legittimo re a tornare a prendere il suo trono.

- Oh sì, il passato può fare male, ma dal passato puoi scappare o imparare qualcosa. –

Abbandonando l’eden in cui era cresciuto, Simba affronta il deserto che da piccolo lo aveva quasi ucciso per tornare a casa.
Quando torna si trova di fronte a una situazione disastrosa: la distesa d’erba si è seccata, il fiume prosciugato, le prede sono sparite e iene e leoni si contendono ossa scarnificate.
Scar sta rimproverando aspramente Sarabi, madre di Simba, ex regina e leonessa a capo della squadra di caccia per non aver trovato nulla da mangiare, quando lui la colpisce Simba interviene e viene scambiato da tutti per Mufasa, prova ulteriore della regalità della sua stirpe e del suo sangue.
Scar non può negare l’evidenza: l’erede al trono è tornato. Quindi prova a screditarlo davanti agli occhi di tutto il branco, ricordandogli come fosse stato lui a uccidere Mufasa. Il rinnovato rimorso indebolisce Simba, il quale durante lo scontro con sui zio sembra stare per perdere, così Scar commette il suo errore più grande: in un impulso dato dall’imminente vittoria confessa a Simba di essere stato lui ad uccidere suo fratello il re.

- Io ho ucciso Mufasa! –

Simba si rinvigorisce e la battaglia va a suo favore, nel disperato tentativo di salvarsi Scar accusa le iene, fu tutto un loro piano. Simba vuole condannare lo zio all’esilio, ma Scar non ci sta e tenta un ultimo, disperato colpo, ma il nipote non ci casca e Scar precipita giù dalla rupe su cui stavano, finendo in una gola circondato dalle iene che, offese dall’accusa e dal tradimento di Scar, lo uccidono.
Il vero re può finalmente prendere la sua corona.
Scalando la Rupe dei Re come suo padre prima di lui, circondato da Nala, Timon e Pumbaa, suoi amici e alleati in battaglia, da una madre ritrovata e da un branco speranzoso, Simba rinasce, diventa re, onora il suo sangue e riesce finalmente a lasciarsi il passato alle spalle, ricordandolo ma non restandone succube. 
Il suo potente ruggito riecheggia nella savana, seguito da quello orgoglioso del suo branco che lo accetta come nuovo re.
La savana rifiorisce, le piogge cadono, le mandrie ritornano e il cerchio della vita torna a ripresentarsi sotto forma della leoncina che nasce da Simba e Nala.

E ogni vita lo sa
Che rinascerà
In un fiore
Che fine non ha

Il Re Leone è una storia di tradimenti, di lotta al potere, di amicizia, coraggio e destino.
È un figlio che deve affrontare un rimorso che lo dilania, un popolo che deve rassegnarsi alla dittatura di un re senza corona, è redenzione e sangue.
I disegni sono magistrali, il sole che sorge illuminando la savana al mattino, mentre le note di “The circle of life” (Il cerchio della vita), scritta da Elton John, iniziano a suonare ti catapultano immediatamente nell’atmosfera, le parole in swahili, presenti ma mai eccedenti, creano ulteriore ambientazione “Africa”.
La colonna sonora di Alan Menken poi non fa altro che aumentare l’epicità del film. Ogni fotogramma accompagnato dall’orchestra entra nel cuore e non importa che lo si abbia visto decine di volte, ogni volta sarà come la prima.
Le lacrime sono reali, l’ammirazione per il coraggio di Simba e per l’arguzia di Scar si scontrano, Scar è un nemico che si odia per ciò che fa, ma si ammira per come lo fa.
Non importa a che età si guardi il re leone, si ama a prescindere. Da bambini notiamo il lato fiabesco della storia: un leone usurpa il trono del nipote e lui torna anni dopo a riprenderselo, il tutto accompagnato da spalle meravigliose e canzoni che entrano nel cervello e ci rimangono per anni.
Da adulti c’è un passo ulteriore: ci immedesimiamo anche in Mufasa, padre che protegge il figlio e lo educa secondo antiche tradizioni. Capiamo il dolore di Simba, comprendiamo la sua scelta di fuggire nell’oasi assieme a Timon e Pumbaa e non parlare mai di chi fosse prima di arrivare lì. Piangiamo per Sarabi, leonessa (donna) e regina che ha perso il marito, l’unico figlio e il trono nello stesso giorno, relegata a procurare cibo togliendole ogni diritto precedente, ma nonostante il dolore non perde mai la regalità e la nobiltà di una regina.
È un film che è stato paragonato all’Amleto di Shakespeare, ma è una visione quasi forzata. Il Re Leone deve essere preso per come è, è un film a se stante, completo, magico, sia da ascoltare che da vedere. 
C’è una lezione importante che Rafiki ci insegna: non scappare, né dai tuoi guai né dal tuo passato, affrontalo e impara qualcosa da esso.
Cresci e diventa ciò che devi essere, ma prenditi il tuo tempo per capirlo.
Una lezione che a più di 20 anni di distanza rimane sempre molto attuale.
C’è un’ulteriore nota che vorrei fare. Negli ultimi anni i film di animazione sono stati sottoposti a critiche molto pesanti da parte dei fruitori di internet. Si parla di calo di qualità, gender eccetera.
Ci fu uno scandalo quando in Kung Fu Panda 3 (Dreamworks) si videro i due papà (uno biologico e uno adottivo) di Po, ci fu una scena tagliata in Alla ricerca di Dory (Pixar) in cui ci sarebbe dovuta essere una coppia lesbica.
Tutto questo per “preservare” l’innocenza dei bambini.
Dal mio canto mi viene da dire solo una cosa: togliete pure le due mamme da un film di animazione, indignatevi per l’oca e il panda che hanno un figlio in comune, fate pure. Ma ricordatevi che negli anni ’90 un suricata e un facocero, entrambi maschi, crebbero un leone e futuro re.
E non mi sembra sia venuto su tanto male.

3 commenti

  1. Il Re Leone è anche il mio film Disney preferito in assoluto. Non è un semplice film ma una serie di insegnamenti. E non capirò mai questa cosa del "preservare l'innocenza dei bambini". Sono cose normali che accadono in continuazione e non c'è niente di male in due figure paterne invece che una. Poi visto il risultato nel giovane Simba, direi che questi due papà abbiano fatto un buon lavoro ;)

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