Non solo carta #7 - Il castello errante di Howl



Ricordo molto bene come avvenne il mio incontro con Il castello errante di Howl.
Era un periodo in cui mi recavo settimanalmente in biblioteca, divoravo libri su libri, complici le numerose ore che avevo per leggere dopo (e spesso durante) la scuola.

La mia ossessione per il fantasy era sempre fortissima, così appena lessi sulla copertina che c’era un castello che se ne andava in giro da solo non potei fare altro che prendere il libro e portarmelo a casa.
Scritto da Diana Wynne Jones e pubblicato nel 1986, è stato soggetto a numerose ristampe (e vorrei ben dire).
Fu l’inizio della fine.
Divorai il libro, lo restituii e la cosa parve finita lì. Invece poco tempo dopo, durante una noiosa domenica di zapping, mi imbattei in un cartone. Ai tempi qualsiasi cosa fosse animata mi interessava, quando poi lessi il titolo e mi ricordai di avere già letto il libro decisi di cominciare a guardarlo.
Fu amore.
Amore puro.
Fu il mio primo film dello Studio Ghibli e il motore che mi portò ad appassionarmi a quel mondo, a Hayao Miyazaki e ai suoi capolavori.
Il castello errante di Howl è un film diretto appunto dal regista giapponese Hayao Miyazaki che, dopo l’uscita nel 2004, gli valse un leone d’oro alla carriera e una candidatura all’Oscar (che se non ricordo male quell’anno fu vinto da Wallace & Gromit e la maledizione del coniglio mannaro, perché far vincere due anni di fila un regista giapponese pareva brutto eh).
Come spesso accade nei film di Miyazaki, la storia comincia dal punto di vista di una donna: Sophie Hatter per la precisione.
Sophie è una ragazza semplice che, dopo la morte del padre, lavora nella cappelleria di famiglia. Al contrario della matrigna, donna modaiola, eccentrica e gioviale, e della sorella Lottie, la quale ha scelto da sé la sua vita andando a lavorare in una pasticceria, Sophie è molto responsabile e senza grilli per la testa, al punto che rinuncia a tutto pur di mantenere l'eredità del padre.
Si vede brutta, una brutta e scialba ragazza che a 18 anni non ha più modo di sognare.
Il suo paese è in guerra, i soldati sfilano quotidianamente lungo le strade della sua città, ma a lei più di tanto non interessa, se non fosse che un giorno, nel tentativo di andare a fare visita alla sorella Lottie, Sophie non viene bloccata da due militari che la importunano.
A salvarla è un ragazzo biondo e bello che finge di conoscerla e di starla aspettando.

Ah, perdono, perdono! Ti stavo cercando, sai?

Sophie non ha nemmeno il tempo di capire cosa stia capitando, quando alcune creature nere, attratte da quel ragazzo, cominciano a inseguire i due, scappati nel frattempo dai gendarmi marpioni.
Il ragazzo, per salvare se stesso e Sophie dalle creature, comincia a volare, o meglio, a camminare in aria.
I colori e la vita di questa scena sono così potenti che escono dallo schermo, sotto Sophie e il ragazzo la città brulica di vita: soldati, donne, ragazzi, garzoni, passanti sono tutti lì che camminano, scherzano, bevono, urlano, corrono, ballano, inseguono il tram mentre dall’alto, invisibili a tutti, i due giovani volano.
Sophie arriva così sana e salva da Cesari, la pasticceria in cui lavora la sorella.
Chiaramente il ragazzo aveva dei poteri magici, cosa che spaventa enormemente Lottie. Le città infatti sono minacciate non solo dalla guerra, ma anche dal terribile mago Howl, famoso per ghermire il cuore delle ragazze che conquista.
Sophie però non è preoccupata, è risaputo infatti che Howl è alla ricerca sempre e solo di belle donne, quindi come mai potrebbe essere attratto da una ragazzetta scialba da un solo vestito nel guardaroba come lei?
La sua scampagnata nella magia ha però delle conseguenze.
La sera stessa, tornata al negozio, entra una donna tanto elegante quanto grassa, di circa mezz’età che, con sdegno e disprezzo, comincia a criticare i cappelli, la cappelleria e la stessa cappellaia, che dignitosamente le mostra la porta.
Ma quella donna è la Strega delle Lande, strega molto potente bandita quasi mezzo secolo prima dal re.
Mai sfidare una strega, questo capisce Sophie dopo essere stata maledetta. Da energica diciottenne è stata resa una brutta novantenne, incurvata dagli anni. La condizione della sua maledizione inoltre non le permette di parlarne con nessuno.
Ben presto Sophie si rende conto di non poter rimanere a casa sua: verrebbe scoperta e non potrebbe giustificarsi per le sue condizioni.
Scappa così nelle lande, non teme più la strega e non ha altro posto in cui rifugiarsi.
Scopre la magia che permea quei luoghi quando trova uno spaventapasseri con la testa di rapa che si muove e sembra senziente, per quanto muto.
È lui infatti che, alla richiesta di Sophie di trovarle un tetto con un focolare per la notte, la conduce al castello errante di Howl.
Il castello ha l’aspetto di un uccello, è composto da tante sezioni metalliche che sembrano stare unite per magia (cosa molto probabile) e si muove grazie a delle zampe metalliche da gallina.
Sophie non ha paura nemmeno di Howl: lui cerca solo ragazze giovani e belle, mentre lei è una vecchia signora. Cosa mai potrebbe farle?
Entrando nota che quel castello è tutto tranne che regale.
Anzi, la stanza principale è piccola e sudicia.
L’unica cosa viva è il fuoco, che scoppietta allegramente nonostante mesi di cenere non pulita rischino di soffocarlo ogni momento.
Non ci si mette molto a scoprire che il fuoco è vivo veramente. Seduta davanti al camino per scaldarsi le ossa, Sophie vede  due occhi tra le fiamme.
È Calcifer, il demone del fuoco, motore e guardia del castello.

Noi siamo un demone del fuoco! Calcifer, ci chiamiamo

Le sue abilità demoniache permettono di capire che Sophie è sotto una maledizione ingarbugliata, maledizione che promette di sciogliere se Sophie scoprirà come liberare lui dal contratto che ha fatto con Howl, contratto di cui nemmeno Calcifer può parlare.
Comincia così la vita di Sophie all’interno del castello.
I suoi abitanti in realtà sono solo due: l’apprendista mago Markl, un bambino castano molto autoritario, e lo stesso Howl, che però passa davvero poco tempo al castello (è infatti Markl a occuparsi quasi di tutto).
Nessuno dei due però sembra particolarmente preoccupato della presenza della vecchia signora. Lei si giustifica dicendo di essere la nuova donna delle pulizie, incarico che si è data da sola perché “un simile tugurio non si è mai visto”.
A Sophie basta uno sguardo per capire che Howl è lo stesso ragazzo che l’aveva salvata dai soldati due giorni prima, così come le basta poco per rendersi conto che tutte le storie raccontato sul mago sono finte. Howl infatti non è il malvagio stregone che mangia il cuore delle ragazze, è solo un vanesio donnaiolo troppo codardo per affrontare i danni che crea con la sua vita da fanfarone.
È Howl infatti il motivo per cui la Strega delle Lande ha maledetto Sophie: innamorata di lui, odia e desidera Howl dal momento stessa in cui lui l’ha allontanata, troppo spaventato dai poteri della donna, che lo fa seguire dalle sue creature magiche, le stesse che Sophie aveva visto il giorno dell’incontro con Howl. È in quell’occasione infatti che la strega scopre che c’è un legame (per quante fievole) tra la ragazza e il mago e, in preda alla gelosia, maledice Sophie e, usando lei come tramite, informa Howl che continua a tenerlo d’occhio.

Tu, colui che rubò una stella cadente, o uomo sen’anima, il tuo cuore è una mia proprietà

La vita di Sophie al castello è molto meglio della sua vita alla cappelleria e lì, circondata da sfide come ripulire un castello che sembra una discarica, sopportare un mago più preoccupato per il suo aspetto fisico che di tutto il resto che richiama demoni per la disperazione di una tinta andata male (da lì si scopre che Howl in realtà è moro, non biondo), uno spaventapasseri che non parla ma la segue ovunque e una maledizione da sciogliere, Sophie tira fuori il suo vero carattere.
Costretta infatti a vivere all'ombra della matrigna e della sorella per senso del dovere, è sempre rimasta sottomessa al suo negozio, passando per ragazza timida e tranquilla; invece lei è una donna molto forte, testarda, carismatica nei suoi modi spiccioli, sa tirarsi fuori da ogni impiccio, non si scoraggia mai, non si fa intimorire da niente e ha un cuore molto dolce e romantico a cui però preferisce spesso la ragione.
Ben presto i sentimenti verso Howl diventano qualcosa di più, lei vuole sciogliere il patto che c’è tra Calcifer e il mago ormai più per salvare lui dalle conseguenze di rimanere troppo tempo legato a un demone che per tornare giovane.
Sophie ama Howl, ama anche la sua codardia e, quando la situazione si fa disperata, gli propone di scappare, non serve che combatta.
Ma Howl, che ha capito fin da subito che dietro quel corpo da vecchia si celava la ragazza conosciuta quel giorno a Market Chipping, si è innamorato di lei e vuole proteggerla, proteggere lei e quello che ha costruito nella sua vita con la sua testardaggine e con quel carattere forte che Howl non potrà mai vantare di avere.
Sophie durante tutto il film per salvarlo da se stesso andrà al castello del re, affronterà la Strega delle Lande, la guerra, demoni, la totale distruzione del castello fino ad arrivare nel passato di Howl, dove capirà infine il segreto del contratto tra Howl e Calcifer e dove avviserà un piccolo demone del fuoco e un ragazzino dagli immensi poteri magici che tra qualche anno lei arriverà nelle loro vite.

Howl! Calcifer! Io…io sono Sophie. Aspettatemi, verrò sicuramente, aspettatemi nel futuro!

Howl sopravvive, Calcifer spezza la maledizione di Sophie (la quale però rimane coi capelli d’argento che aveva nella vecchiaia) ma rimane comunque con loro, il castello viene ricostruito con una miglioria (un paio di ali) e la pace torna nel regno.

Sophie! I tuoi capelli si sono tinti della luce delle stelle, che splendore

È un lieto fine questo, un dolce lieto fine che scalda il cuore.
Il castello errante di Howl è un film di magia, non solo perché parla di maghi e streghe: i suoi colori, vivi e accesi che riempiono lo schermo senza appesantirlo mai; i disegni, curati fin nei minimi dettagli e dai tratti morbidi; le immagini, le animazioni, che permettono al castello di muoversi, ne mostrano tutta la maestosità e la fatica nei movimenti; la musica, composta da Joe Hisashi  e ispirata al Valzer, sono qualcosa di sublime e incantevole, rapiscono gli occhi e il cuore.
Quando poi si rivede per una seconda, terza, quarta volta i dettagli diventano sempre più chiari.
La prima volta che Howl vede Sophie dice “Ti stavo cercando, sai?”, sembrava solo una scusa per salvarla dai soldati, ma poi arriviamo a fine film, spegniamo la tv, ci ripensiamo e forse, ma solo forse, sale un po’ di magone.
Perché Howl l’aveva aspettata per tutti quegli anni, dal giorno in cui, da bambino, fece il patto con Calcifer e vide una ragazza dai capelli d’argento urlare il suo nome dicendogli di aspettare, lui l’ha cercata.
In ogni ragazza che conquistava lui cercava Sophie, cercava Sophie ogni volta che arrivava in una città, facendosi nel frattempo la nomea di mago ghermitore di cuori.
Poi un giorno, un giorno qualsiasi, arriva a Market Chipping, una piccola città immersa nelle lande; la piazza è gremita di gente che urla e fa festa e in un vicolo, quasi per caso, vede una ragazza seminascosta dal suo cappello di paglia e dal suo semplice vestito sobrio, i capelli castani raccolti in una lunga treccia.
È lei. È la sua Sophie. L’ha trovata, finalmente.
L’ha trovata.
E, certo che lei verrà da lui, la lascia andare.
Howl è un uomo tutto sommato inetto. Ha un grandissimo potere magico che spreca in pozioni di bellezza e qualche rimedio per il popolo per poter pagarsi da vivere. Passa ore e ore in bagno, sparisce a volte anche per mesi, vanesio, codardo, pigro, superficiale, non è assolutamente il principe azzurro. Il suo castello, un ammasso di latta lasciato a marcire sotto le incurie dei due unici abitanti fannulloni, non è la dimora che sognerebbe una principessa.
Ma Sophie non è una principessa e nemmeno lo vuole essere; è una grande lavoratrice, non ha paura di sporcarsi le mani e si preoccupa poco del suo aspetto, che deve essere più pratico che bello, ha un cuore grande e molto spirito di sacrificio, lei per Howl è una spinta, lo sprona, lo rende migliore, lui dal canto suo la aiuta a uscire dal suo guscio, le fa scoprire quanto sia magnifica e straordinaria, poco importa che il suo aspetto esteriore sia umile, lei ha dentro di sé una vitalità così grande da spazzare via tutto il resto, al punto che un demone sceglie di restare con lei non per un contratto, ma per affetto.
La guerra è sempre presente, anche se marginale. La storia inizia con una parata di militari, gli stessi militari che importunano Sophie; Howl viene contattato per combattere nell'esercito come mago (compito da cui, prevedibilmente, scappa), le navi da guerra appaino nei porti, gli aerei sorvolano i cieli, le bombe scoppiano, il riferimento alla prima guerra mondiale è evidente.
È evidente anche l’amore di Miyazaki per gli aerei. Chiunque conosca il regista lo sa, è innamorato dei veicoli d’aviazione e li sfoggia a ogni occasione.
Questo film non fa eccezione; gli aerei da guerra sembrano dei carri armati volanti, non assomigliano a nessuno dei mezzi conosciuti, hanno tantissime ali piccolissime che si muovono lentamente e, così come tutta l’ambientazione, richiamano allo stile steampunk.

Se volete innamorarvi, se volete essere rapiti dalla magia e dall'incanto, rifugiatevi in questo film, rifugiatevi nei suoi colori e nella sua musica, bussate alla porta del castello e vedrete, Calcifer vi lascerà entrare.


Nessun commento