Autore: Pierluca Donin
Editore: Lis Srl
Pagine: 160
Prezzo: Cartaceo € 15,00
Un manoscritto, un contrattempo, una ragazza di nome Elsa, una città ed i suoi strani abitanti, un padre, il caso. Pochi elementi di una trama celata, che lentamente si dipana acquistando senso compiuto ed inaspettato, come se fosse un noir in cui l’autore ci sfida a trovare l’assassino, ed in cui fatichiamo a staccarci dalle pagine. In realtà non c’è alcun spargimento di sangue, almeno in senso proprio. Ma in senso figurato l’omicidio accade, eccome se accade, però senza alcun rumore. Perché un cuore che si spezza, non fa rumore. Tutto succede per caso, perché sarà il caso a fare incontrare Elsa col manoscritto, e lei, quasi in un percorso iniziatico, prenderà coscienza dei fatti accaduti e della verità che la riguarda. Ma quando il caso svela la verità si genera il paradosso, il paradosso della predestinazione, in cui in qualche modo le cose tornano al loro posto naturale e la vita acquista un corso nuovo. È impossibile celare la verità, perché “se questi taceranno, grideranno le pietre”. Ecco, persino le pietre di questa strana città hanno saputo riconoscere una loro figlia.
Questa è la storia di un uomo.
La storia vera di un uomo vero.
Sottolineo il concetto perché quando vi troverete a leggere
alcuni passaggi e pensare “Non è possibile, non ci posso credere”, sappiate che
nemmeno lui ci voleva credere. Eppure, tutto quello che c’è scritto stava
succedendo proprio a lui. Piero lo stava vivendo di persona.
Piero è un uomo che ama la sua donna e la vita che insieme hanno
generato; il suo carburante sono i valori in cui ha sempre creduto e quei sentimenti puri che albergano
nel suo cuore quali la lealtà, l’onestà, il rispetto, la fiducia e la coerenza.
Piero poi ha sempre creduto che l’amore potesse essere l’unica cura ai mali della
vita. E l’ha fatto anche quando, dopo un periodo di atteggiamenti dubbi e poco
costruttivi da parte della moglie, di fronte al suo tentativo di comprensione e
ri-costruzione, Katrina (la moglie) è arrivata addirittura a giurare su suo
padre di non avere un altro uomo. “Se lo giura sul padre, deve essere vero per
forza… sono io che mi sono messo in testa delle cose sbagliate”, pensa.
Ma le bugie hanno le gambe corte. E le gambe delle bugie sono ancora più
corte quando un uomo che ama smisuratamente come Piero, si sente umiliato e
deriso dalla sua donna. Decide quindi di andare fino in fondo, diventando un
investigatore perfetto: lo fa nella speranza di tutelare sé, ma soprattutto
quella figlia che ama alla follia.
Ho saputo che mia moglie è una bugiarda ma non so cosa
fare. Mente e certamente ha aperto un sogno con un altro, ma se glielo chiedo
nega e ha un atteggiamento convincente, lo ammetto: queste sono le parole che Piero
affida ai suoi diari, mentre cerca di non morire schiacciato dal peso di quel
mondo che gli è caduto addosso.
Sopraffatto dalle menzogne e dai tradimenti, ingannato, logorato
ed esausto, non vedendo altre vie di scampo decide, confortato dal parere di
psicologi e avvocati, di affidarsi alla giustizia. Era questa la sua unica
speranza per salvare se stesso e la figlia dalle logiche insane della mantide
Katrina. Ma anche la giustizia l’ha tradito, quella giustizia che non si è preoccupata
di indagare dove stessero davvero il bene e il male nelle sue vicende. La mantide,
forse, era riuscita ad ingannare anche i giudici? O forse i giudici, liquidando in modo sbrigativo la sua pratica, condizionati dai cliché della "normalità", hanno fatto “copia-incolla”
da sentenze precedenti? Oppure è perché
viviamo in un’epoca in cui le donne sono le vittime e gli uomini i carnefici, che
i giudici hanno fatto passare Piero, la vittima della mantide, per carnefice?
Ingannato, deluso, senza più speranza alcuna… Piero è un uomo finito. Pensa
spesso che sarebbe meglio chiudere definitivamente il sipario di questa vita, ma l’idea che Elsa, la figlia, avrebbe
potuto vederlo morto suicida, lo salva.
Sopraffatto da quella sentenza irrimediabile,
ha solo bisogno di sentire Elsa vicina per non crollare definitivamente. Le scrive quindi attraverso un diario, confidando che un giorno quelle righe possano arrivare
nelle sue mani e lei possa finalmente conoscere la “vera verità”, così distante da quella
che le avrà certamente raccontato la madre. E comunque lui lo sa, perché ha
studiato qualcosa dei principi della fisica quantistica: in qualsiasi momento
lui la stia pensando, Elsa lo potrà sentire.
Al resto, ci penserà il destino...
Quanta dignità in quest’uomo! Quanta eleganza, quanto coraggio
e quanto rispetto, per il proprio dolore e per l’universo! Caratteristiche che trapelano anche dalla
sua scrittura, sempre pacata e mai oscena, frutto sano di un tentativo
perfettamente riuscito di arginare quei moti dolorosi che per anni lo hanno
lacerato nell’anima e nella carne. Quanta compostezza, nella sua scelta di
isolarsi dalla vita, quando sarebbe stato più facile lasciarsi andare, appeso con
un cappio al collo.
E invece oggi è qui, a farci dono del suo vissuto: per farci
aprire gli occhi, per aiutarci a non farci ingannare, per permetterci di salvarci... anche grazie alla scrittura. A ricordarci che l’amore vero, così come il suo abuso, non conosce sesso, razza
ed età; che l’amore non è una questione di legami di sangue, ma di scelte e di
valori concreti ed autentici; che l’amore, quello vero, quello sano, ci salva.
Sempre.
A Pierluca Donin va il mio personale ringraziamento per il suo coraggio, e per la sua
scrittura composta ed autentica, semplice ma pungente, che ha mirato dritta al
mio cuore.


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