Intervista a William Silvestri, Io e la mia scimmia - Argento Vivo Edizioni



Questa foto è stata scattata lo scorso 8 Dicembre, in occasione della "Prima" di "Io e la mia scimmia" a Napoli.  Per chi non lo riconoscesse (parlo del Maestro Peppino di Capri ovviamente... 😉) William Silvestri è quello a sinistra, in giacca e cravatta. 
Conosco William da qualche mese e vi posso garantire che quella luce che esce dal suo sguardo e il suo sorriso non sono minimamente legati alla circostanza dell'occasione, ma sono due sue doti naturali. William è un uomo che vive la quotidianità senza mai risparmiarsi, che accetta sempre nuove sfide e lo fa prendendosi sempre la responsabilità di ogni sua scelta;  ma soprattutto è un uomo che, ogni cosa che fa, la fa mettendoci tutto il suo cuore. L'ha messo anche per rispondere alle mie domande, non sempre scontate e talvolta "scomode", e sono certa che lo sentirete battere tra le righe. Pronti, intervista, tutun, via!

1-  William Silvestri: autore, direttore editoriale di Argento Vivo Edizioni, formatore ma anche uomo, marito e soprattutto papà. Con una vita così intensa, come hai trovato il tempo e la fluidità per scrivere un romanzo di 540 pagine che si legge in poche ore?
      Prima di tutto grazie per l’intervista. Sono contento del tuo riconoscimento: quando scrivi un romanzo così lungo hai sempre paura che qualche lettore possa sentirsi minacciato dallo spessore del volume. Invece mi confermi i primi feedback ricevuti: in tanti mi hanno detto di averlo letto in pochissimo tempo. E a proposito di tempo, vengo alla tua domanda: ho impiegato ben cinque anni a scrivere “Io e la mia scimmia”, il primo soggetto è del 2014. Questo perché, oltre alla mia professione, alla famiglia e a tutto il resto, nel 2017 sono diventato direttore editoriale di Argento Vivo Edizioni e il poco tempo libero ha praticamente cessato di essere tale.

2- Chi o cosa ha ispirato la stesura di “Io e la mia scimmia?”
   Ho rivelato questa cosa lo scorso dicembre, alla “prima” ufficiale del romanzo, a Napoli. E avrei potuto farlo solo lì, perché fra i tanti relatori c’erano anche due miei miti: Peppino di Capri e Mimmo di Francia, i quali fino a quel momento ignoravano che, se questo romanzo esiste, sono stati loro a ispirarne la nascita. Devi sapere che nel 2014, ascoltando la radio, beccai una delle tante canzoni scritte da loro: La voce delle stelle. La cui seconda strofa dice così:
John era un ragazzo d’Inghilterra.
Liverpool lontana mentre lui cadeva a terra.
Ha lasciato al mondo un’occasione per sognare:
immagina se fosse ancora qui.

Naturalmente il John citato è Lennon. Ispirato dal testo di quella canzone, mi sono chiesto: ma lo immaginiamo come sarebbe il mondo, oggi, se John Lennon fosse ancora vivo? E così mi sono divertito a farlo rivivere nelle pagine del mio libro.

3- Paul, il personaggio principale, è un po’ border line, ma a suo modo rappresenta e si rende voce di tutto il “non detto” che vive in ognuno di noi. Quella di dargli vita e voce, senza filtri, è stata però una scelta molto coraggiosa da parte tua: ci racconti come ti è venuta l’idea e qual era/è il tuo obiettivo e il messaggio di Paul al lettore?
    Paul rappresenta la quintessenza della negatività, la summa dei difetti che un uomo potrebbe avere: tu pensa a una cosa brutta, a una dipendenza, a una mania: Paul ce l’ha. E hai perfettamente ragione riguardo al coraggio: sapevo fin dall’inizio che, dando vita a Paul, mi sarei esposto a tante critiche: per il linguaggio a dir poco colorito, per le bassezze morali di cui si macchia. Sapevo che avrei ricevuto mille domande da chi mi conosce nella vita di tutti i giorni per chiedermi se anche io sia così, in fondo in fondo, o che mi bacchetta perché – obiettivamente – il mio non è un romanzo facile da digerire.

4- Ma John, la scimmia, esiste davvero nella vita di Paul? E poi… perché proprio una scimmia
    Il titolo del romanzo deriva da una delle canzoni forse meno celebri dei Beatles: Everybody’s Got Something To Hide (Except For Me And My Monkey), che significa: tutti hanno qualcosa da nascondere, eccetto me e la mia scimmia. Ecco, mi piaceva l’idea di collegare il protagonista della storia al fatto che ciascuno di noi ha qualcosa da nascondere, alla fine della fiera. Tranne appunto lui, Paul, e la sua scimmia… loro non fanno assolutamente nulla per nascondere le malefatte di cui si rendono protagonisti! Dopodiché, mi chiedi se la scimmia esista per davvero… Ti dico la verità: quando ho iniziato a scrivere il libro ero sicuro che la scimmia esistesse solo nella testa del protagonista. Poi però mi è accaduta una cosa di cui parlava spesso il Maestro Camilleri, il quale sosteneva che a un certo punto i personaggi “si alzano dalla pagina” e iniziano a vivere di vita propria. Con le mie precedenti pubblicazioni non mi era mai capitato, e invece questa volta Paul e John, il protagonista e la sua scimmia, hanno iniziato a vivere fuori dal foglio Word e a raccontarmi la loro vita, a dirmi quello che dovevo scrivere e in che modo. Per cui oggi non so rispondere a questa domanda, non so se la scimmia o Paul esistano davvero e in quale piano della realtà, fisica o metafisica.

5- Tutti i personaggi di questo romanzo sono un po’ delle caricature, e lo sono anche i fatti narrati. I luoghi invece sono verosimili e realistici. Da cosa deriva questa scelta?
     Sì, caricature, eppure così credibili nei loro piccoli grandi tic da risultare verosimili. Ti dirò, il libro è uscito da poco più di un mese e già tante persone mi hanno fatto domande del tipo: «Ma mica questo sono io?» oppure «Sai, conosco un tizio che è esattamente come questo personaggio».
Riguardo ai luoghi, i miei romanzi precedenti erano ambientati a Napoli, Roma, tutte città nelle quali ho vissuto. Poiché ormai vivo a Verona da diversi anni, i miei lettori veronesi in passato mi hanno rimproverato di non aver mai ambientato un romanzo in quella che oggi è la mia città. Avevo un debito da saldare con Verona, e ora direi che siamo pari.

6- Il libro è intriso di riferimenti ai Beatles e ai loro testi, già dall’immagine di copertina, ma li ritroviamo fino all’ultima pagina, tanto che potremmo definirli la “colonna vertebrale”, oltre che “colonna sonora” dell’opera: possiamo definirlo “sodalizio” tra due passioni personali, i Beatles e la scrittura?
    La scrittura è la mia passione, ma i Beatles sono la colonna sonora della mia vita, il mio punto di riferimento. In questo somiglio un po’ a Paul, il mio protagonista: spesso mi sono trovato a chiedere ispirazione a loro, anche per risolvere cose pratiche. I Beatles hanno una canzone per ogni circostanza della vita, se ti affidi a loro non sbagli. E poi mi sono innamorato di loro a dieci-undici anni, l’età del mio figlio più grande (che ora sta ripercorrendo le mie orme beatlesiane), hanno davvero accompagnato ogni fase della mia vita.

7- Per come la vedo io, “Io e la mia scimmia” si presterebbe ad un’interpretazione teatrale e, forse ancor meglio, televisiva: ci hai pensato o magari ci stai già lavorando? 
    Ti ringrazio e confermo. In particolare, uno dei relatori della presentazione ufficiale era Alessandro Derviso, un giovane regista molto bravo: pensa che il suo ultimo film, distribuito anche in Cina, è in lizza per il David di Donatello. Alessandro si è innamorato della storia di Paul e della sua scimmia e vorrebbe realizzarne un film. Al momento siamo alla ricerca di un produttore, ma al contrario del mio protagonista io sono un uomo fiducioso verso il futuro.

8- Questa è la tua quinta creatura letteraria: c’è qualche collegamento con le precedenti?  
    Assolutamente sì. C’è un filo conduttore in tutti i miei romanzi ed è l’amicizia. Paul è un antieroe che non crede più nell’amicizia – il suo unico amico è la scimmia, o John Lennon, se preferite. Eppure, senza voler rovinare il finale a chi deve ancora leggere il libro, proprio l’amicizia in chiave beatlesiana sarà la sua salvezza. Perché alla fine il messaggio è quello: perfino la persona peggiore del mondo ha diritto di essere salvata.

9- Hai in cantiere altri progetti per il futuro? 
    Quanto tempo abbiamo per parlarne? Scherzo… limitatamente al mio lato da romanziere, ho mille storie in testa, e quindi nessuna di queste diventerà un libro. Perché è così che funziona: quando mi arriva La Storia, quella con le maiuscole, esiste solo quella e non ho voglia di scrivere altro. Ho invece migliaia di progetti in ballo con Argento Vivo, ma di questo ve ne parlerò a tempo debito.

10- A che età hai iniziato a scrivere? 
     Dipende da che punto di vista. Ho sempre scritto: racconti, poesie, perfino canzoni – credo che la prima l’abbia composta a sette anni. Poi dopo la nascita del mio primo figlio, quindi quando avevo già trentun anni, ho deciso di aprire quel dannato cassetto dentro il quale avevo sempre tenuto nascoste la mia voglia e il mio bisogno di esprimermi attraverso la scrittura, e mi sono messo in gioco. Ho cominciato a credere in me stesso come scrittore solo da dieci anni e per fortuna ho recuperato bene, direi: cinque pubblicazioni, il mio percorso di formatore nelle scuole, il doppio ruolo di direttore editoriale e responsabile dell’Academy di Argento Vivo Edizioni.

11- Come hai riconosciuto il tuo talento?
     Premessa: non sono ancora del tutto sicuro di avere talento! Ci sono stati dei momenti in cui altre persone lo hanno riconosciuto prima di me, ad esempio mio fratello Daniele secondo il quale – blasfemo che non è altro – il mio stile ricorda quello di uno dei miei miti: Nick Hornby. Magari! Oppure quando il mio amico fraterno, il direttore responsabile del quotidiano ExPartibus Pietro Riccio – uno che divora quintali di libri a settimana – dopo aver letto la bozza del mio primo romanzo mi disse: «Guarda, io qualche libro l’ho letto. Questo è un capolavoro!». 
In generale, io mi definisco uno scrivente, uno che si diverte a scrivere e forse è bravino a raccontare storie… ma ogni volta che qualcuno mi ferma per strada o mi scrive su Facebook per dirmi che gli è piaciuto uno dei miei libri, è un’iniezione di autostima non indifferente!

12- Qualcuno ti ha messo i bastoni tra le ruote o è stata tutta strada in discesa? 
     È un Monte Bianco da scalare, senza essere Meissner, e senza l’ossigeno. Diciamo che non sono stato molto fortunato con gli editori precedenti: per dirne una, a parte Augh! Edizioni che ringrazio, non ho mai visto un euro dei diritti d’autore. Anche per questo abbiamo fondato Argento Vivo Edizioni: non per pubblicare i miei libri, ma per provare a realizzare i sogni di tanti altri William Silvestri che hanno bisogno di un Editore serio che creda in loro.

13- Qual è la soddisfazione maggiore per uno scrittore? 
     È inutile girarci attorno: c’è una componente narcisistica nel voler fare questa professione. Io sto imparando a essere più refrattario, ma trovo ancora divertente quando qualcuno mi riconosce e mi chiede se io sia “lo scrittore della scimmia”. Lo trovo inspiegabile, perché chi si occupa di scrittura non è paragonabile per fama a un calciatore o a un tronista… eppure, a quanto pare e per fortuna, qualcuno i libri li legge per davvero!

14- Il complimento più bello che ti è arrivato fino ad oggi su “Io e la mia scimmia”? 
    Ok, ti dico questa cosa anche se dovrebbe essere un segreto. Il mio Paul è stato di recente paragonato a Pinocchio, vista la mole di bugie che racconta. Per me è un grandissimo onore, perché provo una venerazione per Collodi e per il suo burattino. Pensa, alcune associazioni fra cui i Lions e il Comitato Ad Astra mi hanno invitato a un evento chiamato “I nuovi Pinocchio” che avrà luogo a Salerno il 24 aprile, e al quale parteciperò insieme a un nostro autore. Lui sì, che è un vero scrittore: Benedetto Tudino, storico collaboratore di Rodari, che ha pubblicato giusto pochi giorni fa “Cantata a più voci per un pezzo di legno”, una riscrittura di Pinocchio in filastrocche. Ovviamente, targata Argento Vivo Edizioni.

15- E la critica più dura? 
     Non si scappa, da parte di mia moglie e di mia mamma: «Ma tutte queste parolacce dovevi proprio mettercele?»

16- A chi ne consigli la lettura?
    Per lo stile e gli argomenti trattati, se ne sconsiglia l’utilizzo a un pubblico non adulto! No, seriamente: a mio figlio di undici anni non lo faccio ancora leggere, il target è 14+. In ogni caso, lo consiglio vivamente a due categorie di persone: a chi non si mette mai in gioco, e a chi non si lascia mai andare, perché tiene a freno la sua energia, la sua anima dentro schemi preconfezionati dalla società. Vi invito inoltre a cercare in rete le immagini della Madonna con scimmia del grande genio rinascimentale Albrecht Durer. In quella stampa la scimmia tenuta prigioniera con una catena rappresenta la nostra sensorialità, le nostre emozioni che teniamo incatenate, la nostra umanità castrata. Non va bene, siate liberi!

17- Quale messaggio/consiglio daresti ad un aspirante scrittore?
     Gli stessi che do ai miei allievi dei corsi di scrittura: leggete molto, scrivete moltissimo, vivete di più. Puoi essere anche bravissimo a scrivere, ma se non vivi, se non hai esperienze, non avrai nulla di interessante da dire.

Tutun, tutun, tutun... ecco a sentire questa ultima risposta il mio cuore batte ancora più forte. E il vostro?
Spero che l'intervista vi sia piaciuta e vi abbia dato qualche interessante spunto di riflessione personale o, magari, qualora non l'abbiate ancora letto, vi abbia fatto venire la curiosità di leggere le vicissitudini di Paul e John... il libro è acquistabile a questo link: 


2 commenti

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