Blog e Review Tour "In cammino verso Compostela"

 Ma buongiorno!
 

Eccoci qui in questo umidiccio sabato di ottobre per parlare di un libro e di un evento che mi stanno davvero molto a cuore. Prima di tutto lasciatemi dire due cosette a proposito dell'iniziativa, realizzata da Servizi d'Autore per la scrittrice e giornalista Beatrice Masci :)
Si tratta di un evento che è sia blog tour che review party: l'opera di Beatrice, come vedrete, racconta un viaggio... E quale modo migliore per accoglierla se non attraverso un altro viaggio? Ogni giorno di questa settimana è stato dedicato a una tappa diversa, ospitata da vari blog che hanno espresso la loro opionione sull'argomento scelto e sul libro: abbiamo parlato dei luoghi più suggestivi del Cammino di Compostela, dello stile narrativo e in generale dei supporti (diari di viaggio e blog di viaggio) che aiutano un pellegrino a condividere la propria esperienza con il mondo; abbiamo anche letto alcuni estratti e ora siamo qui per sentire la voce stessa dell'autrice.
Insomma abbiamo viaggiato con la mente grazie al racconto di una persona che ha viaggiato con lo zaino in spalla e con i piedi (e vedrete che piedi!), motivo per cui sono davvero felice di partecipare con Paper Purrr a questo evento e di aver conosciuto personalmente Beatrice :)
Per chi non lo sapesse, l'iniziativa comprende anche una sorpresa dedicata a voi lettori: c'è in palio una copia digitale gratuita del libro, e il fortunato vincitore verrà estratto a sorte tra i fan della pagina dell'autrice (qui) che avranno seguito con un like e/o un commento tutti i post relativi all'evento. Oggi abbiamo l'ultima tappa, ma siete ancora in tempo per partecipare: dovete solo mettere "mi piace" alla pagina e ai post delle varie tappe. Avete tempo fino a lunedì mattina!
Detto questo, veniamo a noi...

 



Per prima cosa vorrei darvi il mio parere personale su In cammino verso Compostela (qui il link Amazon per chi volesse acquistare il libro, disponibile sia in digitale che in cartaceo); e per farlo come sempre partirò da lontano, ma abbiate pazienza!
Vorrei cominciare dallo stesso punto in cui è cominciato anche il viaggio di Beatrice, che come forse saprete vive in Umbria: io sono stata per la prima volta in Umbria durante le vacanze estive, e anche se sono più un'amante delle grandi città che delle zone verdi devo ammettere che si tratta di una terra speciale. Le parole che mi vengono in mente per descriverla sono "silenzio", "arte" e "sacro": il silenzio è quello che vi avvolge quando vi incamminate lungo una delle numerosissime strade tra le montagne e vi sentite delle piccole creature al cospetto di enormi entità silenti. Le montagne osservano tutto e tutto scorre su di loro, mentre l'uomo che le attraversa ha la sensazione di vivere in una dimensione ancestrale.
L'arte, beh si trova dietro ogni angolo: nelle chiese, per le vie, nella forma di una roccia. Ma anche a tavola, in uno dei tanti ristorantini caratteristici, anche nei campi di girasoli, nelle luci che si accendono la sera quando il cielo va a riposare.
E il sacro... Può sembrare banale parlare di sacralità nella terra di San Francesco, ma il punto è che io non sono credente eppure laggiù ho avvertito qualcosa di profondo che non saprei descrivere. Più che il sacro associato a una divinità parlerei del sacro che pervade la vita degli uomini e della natura.
Il bello è che alla fine questi tre elementi sono la stessa cosa: l'arte ha sempre qualcosa di sacro, e sia l'arte che il sacro nascono nel silenzio.
Beatrice è originaria dell'Umbria, dicevo; e lei come chiunque altro a un certo punto della sua vita ha sentito il bisogno di salutare momentaneamente i luoghi più familiari per cominciare un'avventura. Ma mi piace pensare che partendo per Compostela abbia portato con sé il silenzio, l'arte e qualcosa di sacro: il silenzio di lunghi chilometri percorsi sotto il sole, quando l'unica voce è quella della mente... Sempre che non finisca per tacere anche lei, finalmente libera di lasciarsi scorrere.
L'arte incontrata durante il viaggio nelle varie testimonianze di altre genti, altre culture, altri tempi. Ma anche l'arte di un bicchiere di vino bevuto al termine di una giornata di cammino, perché l'arte è anche perfezione e non c'è nulla di più perfetto del riposo dopo aver faticato. Il sacro è il fulcro del viaggio, però credo che nemmeno l'anima più credente possa accedere al sacro di una chiesa se prima non ha scoperto quello racchiuso in un tramonto. E forse il senso del pellegrinaggio sta proprio nel ritrovare ciò che ci lega alla vita.
Che Beatrice abbia ritrovato se stessa durante il Cammino è piuttosto evidente, dato che nella solitudine a volte totale e a volte parziale del viaggio è stata in grado di sentire (o sentire di nuovo) la voce del suo corpo: i piedi lamentano la fatica, il cervello resta fisso sull'obiettivo, la coscienza comincia timidamente a sussurrare. Nel libro l'autrice fa letteralmente parlare le diverse parti del corpo, ma oserei dire che non si tratta soltanto di un'efficace trovata umorisitica.
Dal punto di vista formale l'opera sembra perfetta per far sognare e riflettere: lo stile essenziale e chiaro di Bea ci fa pensare a poche righe annotate sulla pagina la sera prima di dormire, magari sul giaciglio di un alloggio di fortuna oppure alla luce di un falò. Le descrizioni troppo dettagliate che troviamo spesso nei libri "normali" lasciano spazio alle sensazioni che non si possono scrivere ma che in qualche modo emergono dalle parole e ci portano quasi a vedere lo scenario che Beatrice aveva davanti agli occhi in quei momenti.
Non credo esista il "mal di Santiago de Compostela", e in ogni caso non credo esista per chi è stato là soltanto con l'immaginazione; eppure attraverso questo libro tutti possiamo sentire una stretta di nostalgia nei confronti di un viaggio che abbiamo nella memoria e che la lettura è in grado di richiamare.
Viviamo in tempi in cui trovarsi sotto un cielo straniero è diventato difficile, per alcuni addirittura pericoloso; adesso come mai credo che libri come quello di Bea siano importanti per non perdere la voglia di partire di nuovo, un giorno. Che sia per Compostela o per qualsiasi altro luogo della nostra bella Terra.


Bene, è ora che la smetta di chiacchierare e lasci finalmente la parola alla protagonista di questa tappa, ovvero Beatrice in persona. Ho avuto la fortuna di intervistarla, sentite un po' cosa mi ha raccontato!





Ciao, Beatrice! Grazie mille per aver accettato di fare quattro chiacchiere con noi. Cominciamo?
 

Ma non si era detto che l'intervista era a noi? Non si era detto che saremmo stati ascoltati per raccontare come veramente sono andate le cose? Capo! Chi è questa che fa domande alla cretina? Cambiamo giornalista. Adesso! Dateci Giletti. 

Piedi! Muti, altrimenti vi rimando a Santiago, ma questa volta senza scarpe! 

Ci mancherebbe altro. Signora giornalista, prego, rivolga pure le sue domande alla cretina. Scusi, volevamo dire autrice!
Ma tu, autrice (sic), occhio alle risposte.
Capo? C'è più il reato di diffamazione o l'hanno abolito con il Referendum? Perché se la cretina ci copre di ridicolo, questa volta parte le denuncia.
 

Piedi attenti a voi. A cuccia!

Parliamo innanzitutto dello stile particolarissimo con cui hai deciso di scrivere In cammino verso Compostela: come ti è venuta l'idea di dare voce ai diversi organi del corpo?

Non ho mai voluto scrivere un diario o una guida. Desideravo piuttosto mettere in evidenza le sensazioni che ho vissuto. Volevo raccontare la voglia, per così dire, di gettare il cuore oltre l'ostacolo. E il cuore, lo sappiamo bene, spesso si scontra con la ragione, che impone di non fare il passo più lungo della gamba. E non mi riferisco solo alla fatica fisica, ma soprattutto a quella mentale. Durante il Cammino sei spesso solo, anche se incroci altre persone. Solo con te stesso. All'inizio magari ti guardi intorno e vivi la novità, poi inizi a riflettere sulle ragioni che ti hanno spinto a partire. Su quelle che ti obbligano in qualche modo a proseguire. E tutto ciò presuppone il coinvolgimento del cuore e della mente, non sempre, anzi, quasi mai concordi sulle decisioni da prendere. Per cui cuore e mente sono state le prime parti del corpo a entrare nella storia, ma alla fine il palco è stato conquistato dai piedi... e solo perché sono stati i primi a pagarne le conseguenze in termini di salute. Hanno preso in qualche modo il sopravvento, perché è diventato facile assegnare a loro la parte dei contestatori, spesso sboccati, taglienti. Per nulla politamente corretti. Oserei dire per questo simpatici. Via via hanno assunto il ruolo di coscienza critica ma senza la presunzione di dare giudizi morali o filosofici. Le loro erano piuttosto sentenze!

Quando sei partita per Santiago De Compostela avevi già in mente di trasformare le tue esperienze in un libro oppure la voglia ti è venuta durante il viaggio? O magari a posteriori, una volta tornata?

In testa non avevo affatto un libro, ma durante la preparazione mi divertivo a raccontare alla mia compagna di viaggio quello che avrebbero detto i piedi se solo avessero potuto parlare. E spesso erano commenti irripetibili. Tutto è nato per divertimento. Quando, mesi dopo il ritorno, ho iniziato a mettere su carta le sensazioni e i ricordi, il dare voce ai piedi è stato un modo per raccontare un viaggio straordinario senza mai perdere di vista la leggerezza e l'ironia.

Quando si parla di pellegrinaggio molte persone pensano subito a un'iniziativa legata alla fede, e in effetti l'aspetto religioso può avere un certo peso in questo genere di esperienze. Ma non è l'unico, dico bene? Ricordando il Cammino, cosa ritieni che possa dare a un non credente?

Il Cammino di Santiago è per persone che cercano in qualche modo di ritrovarsi e riconoscersi. Spesso ci perdiamo di vista e perdiamo di vista quello che per ciascuno di noi è l'essenziale. Troppo presi dagli eventi della vita, finiamo per non vivere più. Ci riduciamo a farci travolgere dagli accadimenti come pugili suonati senza viverli e assaporarli. Senza comprenderli in definitiva. Ma arriva il punto di rottura e sentiamo l'esigenza di un cambio di rotta. Il Cammino di Santiago può aiutare perché in quegli 800 chilometri, per chi sceglie il percorso francese, si è soli con l'unica compagnia dello zaino che diventa in qualche modo il tuo mondo. Tutto il resto appare superfluo. Macinando chilometri riscopri il rapporto con te stesso, con la natura, assapori il gusto della fatica. Ti metti alla prova. Hai la possibilità di entrare veramente in contatto con gli altri. Non sai da dove arrivano. Non sai perché sono lì. E in fondo non ti importa. Ma sono persone che all'occorrenza ti allungano la borraccia se la tua è vuota e sei in mezzo al nulla della Meseta. Il rapporto è immediato e diretto. È autentico. Non ti chiedi chi è o cosa faccia nella vita. Lo guardi negli occhi e lo riconosci come un altro te. Anche se solo per un attimo. In quel contesto i filtri cadono e arrivi all'essenziale. Credo che questo sia quanto di più religioso si possa sperimentare.

Mentre eri in viaggio ti è capitato di sentire la mancanza della tua vita "normale" o delle persone che ti aspettavano a casa?

Neanche un po'. Una telefonata quotidiana per far sapere che stavo bene e stop. Avevo deciso di vivere quel viaggio fino in fondo e così è stato. Il difficile è stato invece il ritorno, il doversi abituare di nuovo a tutto ciò che per un mese avevo dimenticato.

Quanto credi che sia importante la compagnia di altri pellegrini in un'esperienza come la tua? Te la saresti sentita di percorrere lo stesso cammino completamente da sola?

Era la prima volta e per cominciare avevo scelto il Cammino francese: 800 chilometri attraverso la Spagna dai Pirenei all'oceano. Non ho avuto il coraggio di farlo da sola ma ero in ottima compagnia. Prima o poi lo farò da sola, anche se per assurdo non è facile riuscire a restare soli troppo a lungo. L'anno scorso ho deciso di percorrere da sola un tratto di Francigena: ebbene, sola lo sono stata un giorno, perché poi ho incontrato persone simpatiche e si è creato un gruppo con il quale ci si incontrava lungo la strada o in ostello la sera.

Parliamo ora della tua attività di scrittrice. Che cosa significa per te scrivere?

Divertirmi raccontando. Tutto qua. Se poi c'è qualcuno che apprezza, tanto meglio.

Ho saputo che sei una fan di Harry Potter (buongustaia!), quindi sicuramente avrai sentito della polemica che da un po' di tempo si è abbattuta su J.K. Rowling: secondo te si dovrebbe sempre separare l'opera dall'autore oppure è giusto che le azioni e i comportamenti di quest'ultimo influiscano sulla considerazione delle sue opere?

Le opere, piccole o grandi che siano, una volta scritta la parola "fine" acquistano una vita propria e si sganciano dall'autore. A me personalmente non interessa molto l'autore. Se mi appassiona un libro sono i personaggi, le loro emozioni, i luoghi in cui vivono la loro storia che mi catturano. L'autore rimane sullo sfondo. Ed è giusto così. Più i personaggi creati dalla fantasia di un autore diventano grandi nell'immaginario del lettore che li scopre e più il libro è un buon libro. È così per la letteratura ma anche per la musica o la pittura. E poi il privato è bene che resti tale.

Concludo con una domanda un po' particolare. Cosa diresti alle persone che in questo momento sentono il bisogno di un cambiamento nella loro vita ma non trovano il coraggio di "partire"?

Direi che si parte solo quando si è veramente pronti. Nessuno potrà mai obbligarti, così come nessuno potrà mai fermarti se veramente vuoi. A quel punto prendi lo zaino e inizi a camminare. In fondo si tratta solo di mettere un piede dietro l'altro. Il resto è una grande sorpresa. 

Amen. Cosi sia. Ha parlato l'oracolo. Capo? Tu che sei il cervello e sai tutto, ci dici per favore quando inizierà la decadenza fisica della cretina cosicché potremo rientrare nelle nostre amate pantofole? 

Vi rispondo subito: mai!. Per cui scarponi e in marcia!

Ahahahah! Ti ringraziamo ancora per il tempo che ci hai dedicato. In bocca al lupo per In cammino verso Compostela e per tutti i tuoi progetti, letterari e non :)

Grazie a te.


E io ringrazio voi e gli altri blog che hanno partecipato all'evento! Alla prossima ;)



Elisa



Nessun commento