Blog Tour - Quando arrivi, chiama di Anna Mittone


Buongiorno lettori! Per questo Blog Tour ho avuto il piacere di poter leggere in anteprima questo romanzo! Mi raccomando non perdetevi tutte le altre tappe, ne vale davvero la pena!
"Quando arrivi, chiama", oppure "Quando arrivi mandami un messaggino"... quante volte ce lo siamo sentiti dire dai nostri genitori e, solo per liquidarli frettolosamente e non avere più rotture di scatole abbiamo risposto con un frettoloso e spazientito "Sì, ok...". E quante volte, una volta diventati genitori, ci siamo ritrovati a reiterare coi nostri figli quei comportamenti che ci infastidivano quando ne eravamo complemento oggetto, e che oggi ci rendono soggetti ansiosi e preoccupati? "È una ruota", mi diceva sempre mia nonna..." adesso ti lamenti, ma vedremo come sarai quando toccherà a te!!!".

"Questa volta" tocca a una mamma, che si è dimenticata per troppi anni di essere anche donna. Silvia, così si chiama la protagonista, che è anche voce narrante, è una donna semplice e genuina, buona di cuore e talvolta ingenua; una donna che probabilmente ha negato troppo a lungo la sua femminilità per dedicarsi a soddisfare i bisogni degli altri, in modo particolare quelli di Emma, la figlia adolescente che è anche la sua ragione di vita, una ragazzina che ha solo in mente di vivere e che, come molti suoi coetanei, tralascia volentieri i doveri. Silvia è una donna come molte di noi (l'identificazione è immediata anche grazie alla scorrevole semplicità della narrazione), che riempe spasmodicamente le sue giornate scandendole affannosamente di cose da fare: in modo particolare, è iper impegnata a "coccolare" Emma, alla quale non riesce mai a dire di no, rendendosene così "serva" e costringendosi a ingoiare valangate di nervoso (mamme che state leggendo... non funziona così anche per voi? A me spessissimo...)
E poi succede. 
Succede che arriva un giorno che già dal mattino è diverso dagli altri: quel giorno la sveglia suona molto presto, perché la figlia non può permettersi di perdere l'aereo che la porterà in Canada per un viaggio studio di un anno. È la mamma che si preoccupa di mettere la sveglia anche per lei, sollevandola per l'ennesima volta dalle responsabilità (e qui le riflessioni nascono spontanee: quanto viziamo i nostri figli ogni volta che facciamo qualcosa che potrebbero fare da soli? Pensiamo di aiutarli... ma facciamo davvero il loro bene? Lo facciamo perché inconsciamente non vogliamo che crescano? O per sollevare la nostra coscienza da mancanze d'altri tipo, magari affettive?) 
Le corse spasmodiche di quella mattina, condite da ansie di vario tipo sapientemente descritte nei minimi dettagli, per un attimo fanno dimenticare a Silvia che le sue giornate fino a oggi ruotavano attorno alla sua unica certezza, Emma. E adesso? Come avrebbe riempito quel vuoto? Ma sì, pensiamoci dopo: adesso è tempo di salire in macchina e di andare all'aeroporto. 
Il viaggio di Silvia ha inizio. Anche se a partire è la figlia. 
Quel distacco forzato obbliga la madre a fare i conti con la sua vita, le sue scelte, i suoi doveri, le sue mancanze, con quel fisico che oggi non le piace più perché troppo arrotondato a causa dell'imminente menopausa. Ma che, ciò nonostante, qualcuno nota. 
Quello di Silvia è un viaggio che non vi voglio svelare, ma che sono certa vi catturerà e vi inciterà a conoscerla riga dopo riga, sottolineando o appuntando qualche nota laterale del tipo (!!!!!!) oppure (idem!) oppure ancora (vedi che non sei tu ad essere sbagliata!!!). Un viaggio nei sentimenti, nelle emozioni, tra sensi di colpa e momenti di leggerezza, che la Mittone ha saputo magistralmente descrivere con parole puntuali e penetranti, assolutamente adeguate in ogni circostanza. Avete presente Giorgia che canta "tu mi porti su... e poi mi lasci cadere...": ecco, questo è quello che succede leggendo Quando arrivi chiama. Si sale e si scende, insieme a Silvia. Inevitabilmente. 
E poi succede... dicevo prima. Quello stesso giorno succede che Silvia, oltre ad aver visto la figlia partire, si trova a quattrocchi con l'ex marito da cui è separata da 10 anni, che le fa una rivelazione assolutamente inaspettata, proprio pochi minuti dopo che un altro uomo si è affacciato alla sua vita. La new entry si chiama Michele, ed è il padre di un ragazzo partito insieme ad Emma: Silvia ha accettato di fare colazione con lui nell'attesa che i ragazzi partissero. Un caffè è sempre una buona scusa per chiacchierare, creare nuove amicizie e chissà, gettare le basi per una nuova relazione.
Ma indietro non si torna, lo sa bene Silvia anche se a volte la nostalgia di quello che poteva essere la rende meno lucida e meno obiettiva... ma si riscatta subito. In fin dei conti Michele è un tipo simpatico, dalla battuta pronta... un po' di leggerezza non le farà male. 
E poi succede anche che gli ormoni, quegli ormoni che credeva avessero definitivamente decretato la morte della sua femminilità e dei suoi istinti più naturali... quel giorno si risvegliano improvvisamente. E succede che Silvia decide di ri-darsi, finalmente, alla vita. Ma proprio mentre ne sente il brivido sulla pelle, arriva una notizia che non aveva minimamente ipotizzato. Lei che ha sempre tutto sotto controllo, e che riesce sempre a formulare tutte le ipotesi possibili e immaginabili prevedendone preventivamente le conseguenze, si sente tremare la terra sotto i piedi. Il suo mondo si sgretola, insieme alla sua vita che inizierà a riavvolgersi come la pellicola di un film che non lascia scappare nemmeno un dettaglio, dove i particolari diventano essenziali ed irrinunciabili. Silvia parte, e parte insieme a Michele. Partono per un viaggio lunghissimo intriso di angoscia, attesa e speranza.
Il resto... lo scoprirete solo leggendo!
Dieci e lode con 7 punti esclamativi alla nostra autrice per essere riuscita a fare una foto panoramica del rapporto genitori-figli, e averla resa parlante; in modo particolare per aver osato dire e raccontare quello che succede nel cuore delle persone e nelle famiglie, quei dialoghi intimi dentro il proprio cuore e tra le mura domestiche di cui difficilmente facciamo ammissione. Anna è riuscita a farlo con passione, pathos e ironia, offrendoci la descrizione di uno spaccato di vita in cui identificarci, sentirci meno soli, meno sbagliati, ma esseri umani perfettibili.
E poi... non è vero che "capita" solo agli altri... può "capitare" a tutti, anche a noi.
L'importante è vivere. E farsi trovare vivi. Sempre.

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