Recensione - L'educatore di Loris Cereda








Autore: Loris Cereda
Editore: ExCogita
Pagine: 176
Prezzo: Cartaceo € 16,00


Il carcere è un mondo di esistenze sospese. Claudio Bassetti, educatore penitenziario, lo sa bene: da lui dipendono la riabilitazione dei detenuti e il loro reinserimento in società, oneri che ha sempre assolto secondo coscienza, ma in cui ormai non si rispecchia più. Apatico e incapace di andare oltre la logorante routine quotidiana, Claudio divide le sue giornate tra il lavoro, il bridge online e una relazione clandestina con Marta, già impegnata con un altro uomo. È la nuova collega Loredana a scuoterlo nel profondo, sottoponendogli un fascicolo di racconti scritti dai detenuti. All'improvviso qualcosa in lui scatta: il senso d'impotenza trova sfogo in un progetto di giustizia delirante, un gesto inaspettato che trasforma la sua inerzia in coraggio e lo porta dall'altro lato della barricata: l'ultima, estrema possibilità di dare peso a un'esistenza.
Buongiorno a tutti amici lettori e bentrovati.
Oggi condivido con voi quello che mi è rimasto nel cuore dalla lettura de "L'Educatore" di Loris Cereda: ho conosciuto il suo libro per caso, tramite una sponsorizzazione sui social, e avendomi incuriosito il titolo, sono andata a cercare info. Ho quindi chiesto all'autore di poter avere copia del suo romanzo: l'avrei letto e recensito più che volentieri. Già sentivo che il testo era nelle mie corde, nel senso che avrebbe certamente toccato le corde più profonde della mia anima, quelle che avevano già emesso le prime note cinque anni fa, durante una visita al carcere di Volterra, e che un'altra lettura recente aveva fatto risuonare. 
Cereda racconta la vita in carcere, e lo fa in modo obiettivo, critico e assolutamente spietato. Già dalle prime righe ci porta nel vivo della trattazione: Ogni anno, il numero dei detenuti che muoiono suicidi nelle carceri italiane è di gran lunga maggiore del numero di esecuzioni capitali che danno la morte negli Stati Uniti d’America. Non lascia nulla all'immaginazione del lettore, e senza usare mezzi termini racconta i retroscena, tecnici ma non solo, dell'ultima via di fuga cui molti carcerati fanno ricorso, quando la speranza di poter ottenere misure alternative che possono anticipare la loro uscita dalle sbarre e il rientro nel mondo civile dovesse risultare vana. 
Claudio Bassetti, l'educatore che diventa l'eroe e l'antieroe di questo romanzo, è un educatore nel carcere di Bollate: uomo che conosce bene il proprio mestiere e le responsabilità che gli competono, sa che troppo spesso le pene ai detenuti vengono inflitte senza tener conto della storia personale di ognuno, applicando alla lettera una norma che parla una lingua che vorrebbe essere universale, ma che universale non è. Perché la norma tende ad identificare ogni detenuto nel fatto che ha compiuto, senza tenere conto che ogni persona ha un'anima, che scalpita, che sbaglia, che si danna. Bassetti invece lo sa bene, perciò quando vede la bontà e la remissione nel detenuto, farà di tutto per compilare una relazione che possa premiare la sua evoluzione, frutto di impegno, dedizione, sacrificio. Sono molti gli strumenti che vengono messi a disposizione dei carcerati per dare un senso a tutti quei giorni, collezionati come figurine doppie o triple, ché ne mancano sempre troppe per completare l'album; tra questi i corsi di scrittura creativa, i cui frutti diventano per l'educatore ulteriore strumento di valutazione del detenuto al fine della stesura della relazione. Se li porta a casa da leggere Bassetti, perché alla fine dal suo lavoro non stacca mai. 
Crede nella giustizia Bassetti, ma dopo tutto quello che ha visto, l'unica giustizia in cui crede è quella che devono ottenere le vittime: sarà una vicenda personale, privata, che avviene quindi fuori dal "posto di lavoro", che permetterà a Bassetti a trasformarsi, passando da Educatore a Vendicatore, e che lo porterà a vivere quella vita che aveva sempre visto vivere ai suoi detenuti.
Un romanzo che riflette e fa riflettere sulle persone, senza giudizio, perché siamo tutti vittime ma in un attimo, fosse anche per difendere un principio, possiamo tutti diventare carnefici; e fare allora i conti ciascuno con la propria coscienza, coi propri principi e le proprie aspettative, coi propri nodi dell'anima da sciogliere come capelli intricati, e senza l'aiuto del balsamo.
Una scrittura assolutamente lineare e pulita quella di Cereda, che permette una lettura scorrevole del romanzo; i personaggi sono ben delineati, definiti e coerenti, ciascuno nel suo ruolo, anche quando questo viene improvvisamente invertito,
Infine, ringrazio personalmente Loris: perché da un'esperienza personale importante e certamente non semplice, è riuscito a tirare fuori un romanzo ricco, duro e perciò prezioso; perché non ha messo la testa sotto la sabbia, ha anzi allungato il collo, spalancato gli occhi e dato voce alle parole che aveva nel cuore, quelle che ha ascoltato, accolto, e di cui ci ha fatto dono.


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