Ben ritrovati, carissimi readers 💜 Spero che stiate trascorrendo una luminosa giornata di primavera, nel bel mezzo di questo weekend lungo 🌷
Non mi faccio viva da parecchio, lo ammetto... Ma ormai sapete come sono: sparisco e poi ritorno con una bomba 😀
Ed è ciò che intendo fare anche in questa occasione: perché oggi, finalmente, un progetto a cui lavoro da tantissimo tempo potrà venire alla luce 💖
Per chi si fosse perso le puntate precedenti, lo scorso anno ho avuto il piacere di dedicare diversi interventi all'ultimo romanzo di Beatrice Masci, Nel paese di Bla Bla; un libro simpatico che racconta la storia di una famiglia ossessionata dalla tecnologia e dai social network. Se non avete letto gli articoli che ho scritto per l'opera, correte a recuperarli 😉
Come ho già avuto modo di sottolineare, accanto alla tematica umoristica ce n'è una più seria e attuale, sapientemente tratteggiata dall'autrice in modo discreto ma impossibile da ignorare.
Fermo restando che io per prima uso e apprezzo i social network, sia per divertimento che per lavoro che per "affermazione personale", è indubbio che questo strumento possa rivelarsi dannoso qualora venga utilizzato nelle modalità sbagliate. La dipendenza da Internet esiste, è una realtà, e a riconoscerla sono gli stessi esperti di psicologia e comportamento umano.
Ecco perché Beatrice e io abbiamo colto l'opportunità di intervistare due voci autorevoli in merito, e farci spiegare un po' meglio in cosa consiste questa dipendenza diffusa soprattutto tra i giovani (ma non solo, come racconta anche il libro).
Perciò ringrazio di cuore la dottoressa Sara Marcon e il dottor Davide Piredda per avere gentilmente risposto alle domande della mia intervista doppia. Sentiamo direttamente la loro opinione...
Ciao, Sara e Davide! Vi ringrazio di cuore, anche a nome di Beatrice, per avere letto Nel paese di Bla
Bla e per avere accettato di darci il vostro parere di esperti di psicologia circa la tematica dell’abuso di Internet e della dipendenza dai social.
S: Grazie per questa interessante opportunità di discutere del libro Nel paese di Bla Bla; e delle importanti tematiche che solleva, sono lieta di condividere le mie riflessioni.
D: Gentile intervistatrice, la ringrazio per avermi coinvolto in questa riflessione sul libro Nel paese di Bla Bla. Trovo che l'opera sollevi questioni profonde sulla nostra società contemporanea che meritano un'analisi approfondita.
Per prima cosa, vorrei girarvi la stessa domanda che ho posto anche a Beatrice: qual è, secondo voi, la
generazione più “colpita” dalla rivoluzione tecnologica? Quella dei bambini di oggi, che entrano in contatto con il web praticamente fin dalla nascita, oppure quella che ha vissuto in pieno il cambiamento da una realtà senza Internet a una molto più virtuale?
S: Per quanto riguarda la prima domanda sulla generazione più colpita dalla rivoluzione tecnologica, ritengo che entrambe le generazioni siano significativamente impattate, ma in modi diversi. I bambini di oggi nascono già "nativi digitali"; e questo comporta sia vantaggi che sfide uniche. Tuttavia, la generazione che ha vissuto la transizione verso il mondo digitale ha dovuto affrontare un adattamento più brusco, spesso senza gli strumenti adeguati per gestire questo cambiamento radicale.
D: Riguardo alla questione generazionale, ritengo sia necessario superare la dicotomia tra nativi digitali e generazione di transizione. La vera criticità, a mio avviso, risiede nella destrutturazione dei processi di sviluppo psico-emotivo che questa rivoluzione tecnologica ha comportato. I bambini di oggi nascono in un ambiente già digitalizzato, ma paradossalmente sono la generazione che ha vissuto il passaggio ad essere più vulnerabile, poiché ha dovuto integrare due paradigmi esistenziali profondamente diversi senza avere gli strumenti evolutivi necessari per gestire questa transizione.
Sarà forse una domanda banale, ma da esperti direste che il problema della dipendenza da Internet sia davvero grave come sembra? Oppure si tratta di un allarmismo non del tutto giustificato?
S: Riguardo alla gravità della dipendenza da Internet, posso confermare che si tratta di una problematica reale e significativa, ma che va contestualizzata. Non si tratta di demonizzare la tecnologia, quanto piuttosto di comprendere i meccanismi psicologici sottostanti.
D: La questione della dipendenza da Internet è complessa e richiede una lettura sistemica. Non parlerei di allarmismo ingiustificato, ma piuttosto di una manifestazione sintomatica di un malessere più profondo della nostra società. La dipendenza digitale è spesso l'espressione di un vuoto esistenziale, di una difficoltà nel gestire le relazioni autentiche e di un bisogno compulsivo di riconoscimento sociale che la società contemporanea ha esacerbato.
Probabilmente non esiste una risposta univoca, ma tutti ci chiediamo perché le persone, e forse soprattutto i giovani, diventino dipendenti dalla rete e dai social… In genere una dipendenza non è mai fine a sé stessa ma è la reazione a qualcos’altro, dico bene?
S: La dipendenza da Internet, come giustamente suggerito, è spesso un sintomo di altre problematiche più profonde: può essere una risposta a sentimenti di solitudine, ansia sociale, bassa autostima o difficoltà nelle relazioni interpersonali.
D: Nel mio lavoro osservo come la dipendenza da Internet sia frequentemente una "soluzione" disfunzionale a problematiche più profonde: può essere una risposta all'angoscia dell'intimità, alla paura del giudizio reale, o un tentativo di controllare l'ansia attraverso la creazione di un ambiente prevedibile e apparentemente sicuro.
Qual è la vostra opinione su Il paese di Bla Bla? Credete che l’autrice sia riuscita a descrivere in modo
corretto il problema, pur inquadrandolo in un contesto umoristico?
S: Nel paese di Bla Bla mi ha colpito positivamente per come l'autrice Beatrice Masci è riuscita a trattare un tema così delicato con un approccio umoristico che non banalizza il problema. La narrazione riesce a evidenziare come la dipendenza digitale possa influenzare le dinamiche familiari, mostrandone gli effetti sia sugli adulti che sui giovani in modo realistico e toccante.
D: Nel paese di Bla Bla ha il merito di affrontare queste dinamiche attraverso la lente dell'umorismo, che paradossalmente ne aumenta l'efficacia comunicativa. L'autrice Beatrice Masci riesce a evidenziare come la tecnologia possa diventare un medium attraverso cui si manifestano le dinamiche familiari disfunzionali preesistenti. Tuttavia, avrei apprezzato un'esplorazione più approfondita delle radici psicologiche che portano alla dipendenza digitale.
Che consigli vi sentireste di dare, da psicologi, a questa famigliola? E in particolare alla mamma un
po’ “pazza” della storia?
S: Per quanto riguarda i consigli alla famiglia del libro, suggerirei innanzitutto di stabilire dei confini digitali chiari e condivisi. Alla madre "un po' pazza" consiglierei di iniziare un percorso di consapevolezza digitale, riconoscendo che il suo comportamento influenza quello dei figli. È importante che gli adulti siano i primi a dare l'esempio di un uso sano della tecnologia.
D: Alla famiglia del racconto, suggerirei di considerare i comportamenti digitali compulsivi come un sintomo di dinamiche relazionali da esplorare. In particolare, il comportamento della madre "un po' pazza" merita un'analisi più profonda: potrebbe essere l'espressione di un bisogno insoddisfatto di connessione emotiva o di un tentativo di evitare conflitti familiari più profondi. Le differenze tra adulti e giovani nell'approccio alla dipendenza digitale sono significative dal punto di vista clinico. Gli adulti tendono a sviluppare pattern di dipendenza più legati alla compensazione di frustrazioni professionali o relazionali, mentre nei giovani la dipendenza si intreccia spesso con questioni identitarie e di individuazione. È interessante notare come in entrambi i casi, il medium digitale diventi un sostituto di processi psicologici fondamentali non elaborati.
Infine, dai, per spezzare una lancia in favore di questo strumento che resta innegabilmente utile e
geniale… Ragionando da psicologi, quali sono secondo voi gli effetti benefici che invece può
portare la rete, se usata nel modo giusto? Come potrebbe aiutarvi, per esempio, nel vostro lavoro?
S: Infine, parlando degli effetti positivi della rete, quando usata correttamente, posso citare diversi vantaggi dal punto di vista psicologico. Nel mio lavoro, per esempio, la tecnologia permette di raggiungere persone che altrimenti non avrebbero accesso al supporto psicologico, facilita la condivisione di risorse terapeutiche e può creare comunità di supporto online. Internet può essere uno strumento prezioso per l'apprendimento, la crescita personale e il mantenimento di relazioni significative a distanza.
D: Per quanto riguarda gli aspetti positivi della rete, ne riconosco il potenziale trasformativo quando utilizzata consapevolmente. Nel setting terapeutico, può diventare uno strumento per esplorare parti del Sé altrimenti difficilmente accessibili. Può facilitare processi di mentalizzazione e offrire spazi protetti per sperimentare nuove modalità relazionali.
Ancora grazie infinite per il vostro tempo e la vostra disponibilità. E buona fortuna per tutti i vostri progetti 😊
S: Il libro di Beatrice Masci offre uno spunto importante per riflettere su come bilanciare l'uso della tecnologia con le nostre esigenze umane più profonde di connessione reale e autenticità. Ho apprezzato particolarmente come l'autrice abbia saputo evidenziare l';importanza di mantenere un equilibrio tra mondo digitale e reale, sottolineando come la tecnologia debba essere uno strumento al nostro servizio e non il contrario.
Dott.ssa Sara Marcon
D: Trovo particolarmente interessante come il libro stimoli una riflessione sulla natura delle relazioni nell'era digitale. Osservo quotidianamente come la tecnologia possa sia facilitare che ostacolare i processi di individuazione e di costruzione dell'identità. La sfida sta nel mantenere quella che Donald Winnicott chiamava "capacità di essere soli in presenza dell'altro", anche nell'era digitale.
In conclusione, ritengo che Nel paese di Bla Bla offra uno spunto importante per riflettere su come la rivoluzione digitale stia modificando non solo i nostri comportamenti, ma anche le strutture profonde della nostra psiche e delle nostre relazioni. Vedo la necessità di sviluppare nuovi modelli interpretativi che ci permettano di comprendere e gestire questi cambiamenti, mantenendo sempre al centro l'importanza della relazione autentica e della crescita personale.
La vera sfida non è demonizzare o idealizzare la tecnologia, ma comprenderla come uno specchio dei nostri processi psichici e relazionali, utilizzandola come strumento di consapevolezza e crescita personale.
Dr. Davide Piredda
Come abbiamo visto, si tratta di un problema da prendere sul serio. Senza panico, senza allarmismo o fanatismo, ma riconoscendo semplicemente la verità. Cosa che ha cercato di fare anche Beatrice nel suo libro: c'è un momento in cui i protagonisti sembrano perdere la testa, però la consapevolezza li porta a tornare sui loro passi prima che sia "troppo tardi". Senza smettere di usare i social, ma imparando a conoscerli e a usarli in una maniera più equilibrata.
Sia l'autrice dell'opera che gli esperti interpellati paiono concordi su questo punto: per risolvere un problema, occorre innanzitutto capirlo.
Grazie ancora a Davide e a Sara per la loro disponibilità, il loro tempo e la loro consulenza preziosa 🙏
Grazie a Bea per avere scritto un romanzo divertente e profondo allo stesso tempo. E grazie a voi che ci avete seguiti 💝
Mi raccomando, se non avete ancora letto il libro... Correte a prendere la vostra copia 😁
E, come sempre, stay bookish!
Elisa 🌸
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