Recensione - Bianco Perla di Massimo Centorame


Titolo: Bianco Perla
Autore: Massimo Centorame
Editore: Argento Vivo
Pagine: 380
Prezzo: Cartaceo € 12,75
Cosa hanno in comune un grafico trentacinquenne e un meccanico di appena quarant’anni? Di certo due cose: il colore bianco perla e un tumore. Luca, il primo, indeciso e insicuro, e con un insistente dolore al petto che non lo abbandona ormai da settimane, convive da meno di un anno con la sua compagna Adele, giovane psicologa determinata e risoluta. Lei desidera una casa loro e un figlio. Lui, confuso, ha bisogno di tempo per riflettere sul loro rapporto. Una sera, mentre i due si preparano per uscire, Luca scopre una protuberanza nel punto esatto in cui prova dolore. I due decidono di recarsi al pronto soccorso. I primi esami, quindi una delle peggiori ipotesi diagnostiche: un tumore che cresce dentro il suo corpo. Il meccanico ha una sua officina, una compagna che considera troppo apprensiva e nessuna voglia di morire. Due giovani uomini con due differenti tipi di tumore. Solo una “maledizione divina” o anche un’opportunità per guardare dritto negli occhi le proprie paure?
Lo diceva sempre mia nonna, ogni volta che si trovava a dover affrontare un nuovo intervento chirurgico per sopravvivere alla sua malattia: "Cosa ne sapete voi... tanto sono io che devo andare avanti con la pancia...". Queste sue parole riecheggiano nel mio cuore da quando ho iniziato la lettura di Bianco Perla. Quanta saggezza contengono ed emanano, dettata indubbiamente dall'aver vissuto in prima persona le difficoltà, fisiche ma soprattutto emotive, che LA malattia obbliga una persona ad affrontare.
Ed è proprio nel vortice emozionale di due persone colpite da malattia che ci spinge prepotentemente Centorame: due uomini che non si conoscono, ciascuno con la propria vita, i propri desideri, le proprie speranze e il desiderio di vivere per costruirsi un futuro, dimenticandosi talvolta di dar valore a quel presente che troppo spesso danno per scontato. Se ne rendono conto solo quando il tumore va ad abitare nel loro corpo. 
Una volta consapevoli della nuova realtà con cui fare i conti, i due protagonisti hanno reazioni completamente diverse. Uno (il meccanico) dopo estenuanti terapie che non danno risultati soddisfacenti, è dilaniato nell'infausta certezza che la sua famiglia si trovi costretta a convivere con un uomo che sarebbe diventato l'ombra di se stesso. Decide quindi di non accettare quello che per lui diventerebbe solo accanimento terapeutico: non c'è infatti possibilità alcuna di sopravvivenza, ma solo la strada spianata verso un lungo, estenuante ed inesorabile declino; l'unica salvezza che vede è quella di lasciare un futuro agiato per la moglie ed il figlio. 
L'altro (Luca) decide di combattere a denti stretti contro il suo tumore, accettando le conseguenze delle terapie, e soprattutto quelle inevitabili crisi emotive ed esistenziali che la malattia porta con sé; Luca non si è mai perso d'animo, ha affrontato tutti i mostri del suo passato, ha fatto i conti non solo coi capelli che cadevano e l'aspetto di un fisico in cui non riconosceva più, ma anche con tutti quei rapporti e quelle relazioni in cui, proprio grazie alla malattia, si è reso conto che non aveva vissuto a pieno, tenendo sempre una via di fuga a disposizione. E' il tumore che permette a Luca di comprendere, perdonarsi e perdonare il suo passato, nel momento in cui si è reso conto che, sia che si trattasse di lavoro, amore o famiglia, non si era mai preso la responsabilità di essere completamente se stesso. Un Luca assolutamente sorprendente soprattutto nelle reazioni affettive, per la sua forza d'animo e la sua capacità di auto critica, anche lì dove la malattia lo faceva sentire al centro dell'universo altrui: "sono malato e ho il diritto di vivere il mio dolore", pensava inizialmente con forte convinzione, senza tener conto che anche le persone che gli stavano vicine soffrivano, così come riuscivano, con lui e per lui.
Centorame è riuscito a condurre i due protagonisti tra i meandri dell'ospedale così come nei cunicoli bui della loro anima, lì dove le ragioni del cuore sono custodite e diventano risorsa inoppugnabile di ognuno di noi. L'ha fatto investendo di dignità ciascuna delle due scelte, spogliando i due uomini (e di conseguenza il lettore) da qualsiasi forma di pregiudizio e giudizio.
E la riflessione sorge spontanea nel mio cuore, e scelgo di condividerla con voi: ci siamo mai chiesti come reagiremmo se venissimo a scoprire di essere colpiti da una forma grave di tumore, o di un'altra malattia invalidante per sintomatologia e per l'invasività delle cure? Combatteremmo a denti stretti, probabilmente... ma lo faremmo per noi, o per gli altri? 
E quante volte, camminando per strada, abbiamo visto volti di persone segnati pesantemente dalla chemioterapia? Come abbiamo reagito? Ci siamo voltati dall'altra parte fingendo di non vedere? O magari (gesto comunemente maschile) abbiamo messo mano alle "vergogne" a titolo scaramantico?
Quante volte abbiamo provato veramente a non nasconderci da noi stessi, ad interrogarci sul senso della nostra vita, sul valore delle nostre relazioni, sul nostro credo più profondo?
Quello di Centorame, complice indubbiamente la sua formazione professionale, è un testo che porta ad una riflessione profonda, intima e costruttiva, invitandoci a non dare mai nulla per scontato, e che ci ricorda di dare valore a quei sentimenti che costituiscono la nostra vera essenza, e a quelle emozioni che troppo spesso preferiamo non ascoltare.

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