Interview Tour "Il silenzio dei vivi" - Intervista doppia a Diego Di Dio e Francesco De Benedettis

Ben ritrovati, miei amati readers 💜

Come state vivendo il mese di aprile? La primavera è esplosa, oppure le giornate sono ancora uggiose?

In ogni caso, la lettura è un'ottima risposta: che siate in un bel parco pieno di fiori o sotto una coperta nella vostra cameretta, un libro (se buono) è sempre un amico fidato 💕 

E questo lo sappiamo tutti, altrimenti non saremmo qui; ma forse non tutti conosciamo il mondo dei fumetti, delle graphic novel, dei manga e di quel tipo di letteratura che si serve del supporto delle immagini per narrare una storia. Già, perché se in un libro illustrato abbiamo immagini che catturano solo alcuni momenti interessanti della vicenda per stimolare l'attenzione del lettore, esiste poi un intero universo di racconti che non potrebbero esistere separati dai disegni che li animano, li caratterizzano e li completano.

Nè bisogna pensare che i fumetti abbiano meno valore dei romanzi o che appartengano a un genere di letteratura "per lettori pigri": al contrario, un fumetto può essere una vera opera d'arte in cui il talento dello scrittore si unisce a quello del disegnatore (se sono due persone diverse... Perché molti fumettisti sono in grado sia di scrivere la storia che di disegnarla) per creare un prodotto unico. Sono tanti i lettori accaniti che amano anche i fumetti: sul comodino di un amante della lettura può esserci di tutto, e non sarebbe strano trovare Guerra e pace proprio accanto a una pila di numeri di Batman

Con l'articolo di oggi vorrei introdurvi a un contenuto che finora non avevo mai trattato sul blog, ma che mi sento felice e onorata di potervi mostrare.

Nei giorni a venire, infatti, avrò il piacere di partecipare con Paper Purrr a due eventi che ho organizzato per Il silenzio dei vivi, una graphic novel alla quale hanno lavorato il mio collega e amico Diego Di Dio (per la parte scritta) e l'illustratore Francesco De Benedettis (per i disegni, ovviamente).

La prossima settimana recensirò l'opera in occasione di un bel Review Party che vi invito fin da subito a seguire, qui e sugli altri blog coinvolti 😍

Ma prima ospiteremo un evento molto particolare, un Interview Tour dedicato agli autori dell'opera. Avete mai letto (o visto alla tv, su Youtube, sui social...) un'intervista doppia nella quale la stessa domanda viene posta a due persone diverse

Dato che una graphic novel è il frutto della scrittura e del disegno, ho pensato di darvi l'opportunità di ascoltare tanto la voce dello scrittore quanto quella del fumettista, in un confronto che può mettere in luce sia i lati in comune che le differenze tra i creatori.

Perché credo che le opere nate dal lavoro di due o più menti siano forse le più sorprendenti: nessuno è in grado di entrare nella testa di un collega; perciò, se dall'incontro tra "mondi" diversi riesce a scaturire qualcosa di bello, è davvero una specie di miracolo.

Spero tanto che possiate apprezzare queste interviste, la mia (che vi faccio leggere subito, appena la smetto di chiacchierare 😅) e quelle degli altri blogger che arriveranno nei prossimi giorni 😊 

Prima di dare finalmente la parola a Francesco e a Diego, vi lascio come sempre il link d'acquisto della graphic novel: comprate la vostra copia qui!

E adesso cominciamo 😉

 




 Ciao, Diego! Ciao, Francesco! Grazie per essere qui con me e per avere accettato di parlarmi di Il silenzio dei vivi. Siete pronti a rispondere alle mie domande? J

-       Vi chiedo subito qual è l’aspetto migliore, e qual è quello peggiore, di lavorare a un’opera composta da testo e immagini. Quali sono i suoi punti di forza rispetto ai libri? E quali sono i suoi punti “deboli”?

F: La parte straordinaria di lavorare con le immagini è che non hai limiti di budget. Con un buon inchiostro e un paio d’ore puoi trasformare Napoli in un ricamo noir in cui litigare allegramente con i tuoi fantasmi più o meno sexy. Hai a disposizione diaframmi cartacei incorniciati in cui stipare interi universi. Il problema rispetto ai libri è l’immaginazione. Di solito le immagini che mi creo liberamente leggendo pagine interamente scritte è un piacere immenso, i volti che vado a modellarmi dei protagonisti di un romanzo mi permettono di amarli e cambiarli con la loro evoluzione. Disegnando una graphic novel invece corri il rischio di offrire al lettore uno stile preciso, unico, non sempre gradito. Io stesso faccio fatica a leggere un fumetto con disegni che non mi soddisfano. Il rischio che inevitabilmente si corre è quello di costringere il lettore dentro il tuo stile univoco.

 

D: Nel mio caso, essendo io lo scrittore, c’è una differenza di approccio. Quando scrivo narrativa, io sono l’unico autore, tutto il peso della storia ricade su di me: sono io che devo dipingere le immagini a favore del lettore, stimolando i suoi cinque sensi. Col fumetto, invece, è diverso: più facile e più difficile allo stesso tempo. Da un lato la mia fatica è minore (perché di fatto l’impatto visivo è demandato ai disegni) ma, dall’altro lato, devo far “quadrare” bene le immagini dipinte, i testi (quindi i dialoghi), la resa sul foglio e senza togliere ovviamente spazio alla creatività del disegnatore. È un lavoro di cesellamento e misura, che si gioca su tanti piccoli dettagli.

 

 

-        Che genere di rapporto si crea tra l’autore dei testi di una graphic novel e l’illustratore? È corretto dire che, per realizzare un’opera in cui le parole e i disegni sono così interconnessi, è quasi necessario leggersi nella mente a vicenda?

F: Devo dire che la telepatia tra me e Diego si è stabilizzata presto, le onde cerebrali viaggiavano tra Napoli e Reggio Emilia allegramente, sbandando tra follia e allucinazioni letterarie. Ciò che non era scritto sulla sceneggiatura spesso combaciava con le mie illusioni disegnate. Le volte in cui abbiamo dovuto usare mezzi di comunicazione canonica al posto di quella psionica sono state quelle riguardanti la recitazione dei nostri attori bidimensionali ma sempre trovando soluzioni efficaci e condivise. In particolare abbiamo dovuto risolvere insieme un nodo cruciale per la storia legato al bambino pazzo che non funzionava perfettamente, ma credo che sia stata più Luisa (la co-protagonista) che noi a indicarci la soluzione. In tutto questo gioco narrativo mi sembra sia nato un rapporto di fiducia e stima con Diego davvero piacevole.

 

D: Quando stimi una persona e apprezzi il suo modo di lavorare, la sinergia si crea subito, da sola; non c’è bisogno di forzarla in alcun modo. In alcuni casi, conoscendo la sua vena surreale e onirica, ho volontariamente deciso di non descrivere nel dettaglio una scena, lasciando al suo estro creativo il compito di colmare le mie lacune volontarie; e direi che ho fatto bene, guardando adesso il risultato. 

 

 

-     Il protagonista della storia, il commissario Ettore, viene spesso descritto come un uomo tormentato dai propri demoni. Ecco, se penso ai fumetti e a un uomo che combatte contro i demoni (della mente e non solo), vedo subito Dylan Dog e i suoi incubi. Credete che Ettore abbia qualcosa in comune con questo personaggio così affascinante?

F: I demoni di Ettore sono davvero complessi e giacciono nelle profondità più intime della sua anima rendendolo oscuro e scomposto come i suoi capelli. Dylan ha a che fare con mostruosità terrificanti ma che approccia con ironicità e innocenza… mi sembra che Ettore possa schierarsi senza problemi tra gli avversari dell’investigatore dell’incubo più che al suo fianco. Forse si troverebbero d’accordo su quanto sia affascinante Luisa finendo con l’amarla entrambi?

 

D: Be’, probabilmente Dylan Dog farebbe arrabbiare Ettore perché ci proverebbe con Luisa 😊 A parte scherzi, sicuramente L’indagatore dell’incubo è una delle ispirazioni forti di questo graphic novel (che, ricordiamo, è un thriller-noir surreale e onirico, come spesso lo è anche Dylan). D’altronde un autore produce un distillato di tutte quelle che sono le influenze che ha ricevuto. Tra queste, oltre Tiziano Sclavi, il papà di Dyaln Dog, citerei anche Frank Miller, Grant Morrison, Alan Moore, ma anche L’uomo senza sonno e Il Corvo (in merito al quale sta per uscire un reboot molto discusso).

 

 

-      Uno dei fantasmi che infestano la vita di Ettore è senza dubbio quello di un padre assente. Secondo voi è inevitabile sentire la mancanza di un genitore che non ha adempiuto al suo ruolo? Anche se la persona è adulta e anche se quel genitore forse non meriterebbe nemmeno di essere rimpianto?

F: Eh, credo che un padre ci voglia sempre. Se non un padre biologico almeno uno adottivo di qualsiasi genere. In mancanza credo che il vuoto che si crei sia davvero enorme.

 

D: Be’, io sono padre (da appena tre anni), quindi so quanto sia importante, nella vita di un bambino, una figura genitoriale come quella del papà (senza nulla togliere alla mamma, ovviamente, ma qui si parla del papà). Ettore suo padre non lo ha mai conosciuto, ed è per questo che – più che un rimpianto o un rimorso – quest’assenza è un vuoto, una voragine, un buco che cresce ogni giorno di più…

 

 

-        La vostra però non è solo una storia di introspezione, è anche un thriller con sfumature noir. Ma se Ettore non fosse tormentato, se non fosse ciò che è, potrebbe svolgere il suo lavoro? I detective e i poliziotti dei racconti sono spesso personaggi “rovinati” dalla vita. Ritenete che sia un requisito essenziale per tollerare una professione a contatto con la parte più oscura dell’essere umano? Oppure è proprio questo lavoro a rovinare gli investigatori, con il tempo?

F: Il problema è l’attrito. L’attrito serve sia per permetterci di camminare, far procedere i veicoli ma anche a mandare avanti le storie. Questo attrito ha ampie sfumature che vanno dal tormento alla rovina passando per la semplicità e l’onestà. L’opposto di tutti gli investigatori straziati da vite disastrate è il personaggio della poliziotta incinta, semplice e onesta protagonista dell’epocale film Fargo dei fratelli Coen. Proprio la sua dolce goffaggine genera un attrito enorme col contesto stupido e violento in cui si viene a trovare generando un racconto sorprendente. Inevitabilmente ciò che viviamo ci trasforma: sia ciò che ci accade, ineluttabile, sia ciò che scegliamo di assumere (film, libri, viaggi…) come strumenti di viaggio. Non è quindi un requisito essenziale dei personaggi noir ma una nostra esigenza di contrasto.

 

D: Be’, un protagonista che non avesse qualche tormento sarebbe, per forza di cose, piatto. E il difficile, per me, sta anche in questo: ogni detective, commissario, ispettore o altro che leggiamo ha sempre un trauma: moglie, figli, alcool, droga, eventi passati drammatici, traumi infantili ecc. Era difficile distillare una backstory originale e traumatica, che non sapesse di già visto. Su questo ho lavorato parecchio, concependo appunto le figure di Bambino Pazzo e Signor Nascosto.

 

 

-       Un’ultima domanda… E sarà una domanda un po’ cattivella, vi avverto! Parlatemi di un pregio e di un difetto dell’altro che avete scoperto lavorando insieme. Inoltre vorrei sapere, in totale sincerità, se sareste interessati a collaborare una seconda volta, qualora si presentasse una nuova opportunità.

F: Diego è una persona meravigliosa con cui collaborare, siamo riusciti a discutere su passaggi complicati della storia serenamente e anche divertendoci… e non è affatto scontato. Siamo entrambi papà di dolci bimbe zannute e il confronto su come sopravvivere a queste strane belve ci ha permesso di salvarci da sicari che prendono di mira tali prede… se proprio devo trovare un difetto è l’assenza di scene di azione. Penso sarebbe stato divertente un inseguimento di ombre tra mutande stese sui tetti dei quartieri spagnoli. Ma se si presenterà l’occasione, monterò molto volentieri una sequenza simile insieme.

 

D: Per rispondere a Francesco, qui lo dico e lo sottoscrivo: il prossimo graphic novel avrà una scena d’azione ambientata nei Quartieri Spagnoli 😉 Francamente non avevo fatto caso a questa cosa, ma probabilmente è una sorta di metabolizzazione involontaria: dato che il mio lavoro precedente (Ultimo Sangue, romanzo) era pieno di scene d’azione, forse in questo graphic novel – volontariamente o meno – ho voluto allontanarmene. Un difetto di Francesco? Sinceramente nessuno. Se proprio dovessi sforzarmi, direi “i tempi”: abbiamo impiegato molto a confezionare questo fumetto, ma non è colpa di nessuno: abbiamo figli, lavori, famiglie, impegni quotidiani ecc. I tempi lunghi sono inevitabili.

 

 

Grazie di cuore per il vostro tempo! È stato un piacere chiacchierare con voi, spero che vi siate divertiti J Buona fortuna per Il silenzio dei vivi e per tutti i vostri prossimi progetti!

 

E a voi, carissimi readers, do appuntamento alla prossima settimana per leggere la mia recensione completa di questa graphic novel che, lo so, vi ha già conquistati 😀 Come d'altronde ci hanno conquistati gli ospiti di oggi, con la loro simpatia e l'evidente stima che nutrono uno verso l'altro. Non avete idea di quanto tutto ciò sia prezioso nel mondo della letteratura, del lavoro e... Nel mondo in generale 😄

Se volete leggere altre notizie interessanti su Diego e Francesco, seguite tutte le interviste dell'Interview Tour.

A prestissimo. Stay bookish!


Elisa 🌸

 

 

 

 

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