Review Party "L'isola di Pietra" di Francesca Gerla

Questa recensione è dedicata al desiderio. Al desiderio che nasce nel cuore e poi fluisce nei pensieri e nello stesso tempo nel corpo, perché mente e corpo sono più connessi di quanto crediamo.

Quando cuore, corpo e mente sono un tutt'uno, il desiderio si trasforma in volontà. E da qui comincia un lungo periodo di gestazione: ogni desiderio ne ha uno, una lenta "gravidanza" durante la quale l'intenzione diventa materia e forma, crescita, cambiamento e infine realizzazione.

L'isola di Pietra racconta la storia di una gravidanza vera, o meglio ne racconta gli ultimi cruciali momenti legandoli in maniera indissolubile al passato della protagonista; ma in realtà, in un modo forse un po' strambo, potremmo applicare l'idea della gravidanza a molte, davvero molte cose.

Al centro di tutto, anche dell'avventura di Pietra, c'è il desiderio. Una donna desidera un figlio, e in questo caso il processo tramite il quale la volontà si tramuta in realtà è assai più vivido perché lei percepisce giorno dopo giorno la metamorfosi del proprio corpo... Però potrebbe desiderare una casa nuova, un altro lavoro, un cane, e l'evoluzione degli eventi ricorderebbe sempre una gravidanza. Qualcosa che cresce piano piano fino ad assumere dei connotati nitidi. L'immagine di una novità ancora sconosciuta, carica di domande e aspettative.

Il romanzo di Francesca Gerla riguarda tutti coloro che abbiano mai provato a rendere vero un desiderio, anche se esso non aveva nulla a che fare con la maternità; Pietra avverte la prima contrazione, e forse non tutti i lettori hanno provato questa particolare sensazione fisica ma di sicuro avranno avuto, almeno una volta nella vita, pensieri simili a quelli della protagonista: la consapevolezza di avere finalmente imboccato un sentiero guardato a lungo da lontano, e il brivido promettente e insieme terrificante di quando non si torna più indietro.

Sentiva di aver bisogno di una lunga iniziazione, prima di accogliere l’idea definitiva della maternità.

Pur trovandosi in preda ai dolori del parto, Pietra è grata del fatto che il suo corpo abbia bisogno di più tempo per far nascere il bambino; e anche questa è una sensazione che in molti sperimentano, quando sono in procinto di ottenere il coronamento dei loro desideri: quando la meta è a un passo e ormai non può più sfuggire, l'ansia di perderla viene meno e subentra una sorta di timore quasi reverenziale. Pietra vuole vedere suo figlio, ma ha anche bisogno di quei preziosi minuti. Per fermarsi dopo una corsa durata nove mesi, e riposare un attimo nel limbo di chi sta sospeso tra due vite: un "prima" e un "poi" che non saranno mai più uguali.

Dopo, dopo Pietra farà un ultimo sforzo e sentirà il pianto del bambino, incrocerà il suo sguardo e lascerà che esso trasformi il mondo. Ecco, forse a volte il travaglio è così lungo per dare alle future madri il tempo di osservarsi prima che tutto cambi. Come in quei film in cui le lancette dell'orologio si fermano o rallentano fino a dilatare ogni istante: Pietra ricorda il passato, contempla l'aria immobile del presente e si sente un po' piccola di fronte al suo desiderio che sta per essere carne e realtà.

A tal proposito vorrei citare un altro brano che parla del parto, appartenente al romanzo Le sorelle Donguri della mia amata Banana Yoshimoto. In questo libro compare un flashback della sorella più grande, la quale rammenta il giorno della nascita della più piccola. Mentre la loro madre partoriva, lei e il padre aspettavano nel cortile dell'ospedale e lui, il papà, ingannava l'attesa raccogliendo le ghiande cadute dagli alberi. Senza ansia o nervosismo, solo con una lenta concentrazione e una gioia silenziosa.

Raccogliere ghiande mentre si aspetta la nascita di una figlia può sembrare assurdo al limite del ridicolo, e forse anche alcuni dei pensieri che Pietra formula durante il parto lo sono. A chi verrebbe in mente di fumare un sigaro al caffè in una situazione simile? 

Eppure io ho sempre trovato poetico quel passo del romanzo della Yoshimoto, e trovo poetico il modo in cui Francesca Gerla ha descritto il travaglio della sua protagonista. Perché le promesse, quando sono vere, non hanno bisogno di essere celebrate con grandi schiamazzi e nemmeno con isteria.

La promessa di un desiderio felice, felice per una volta tanto in questa vita pericolosa, è contemplazione.

 


 

Bene miei cari, come avrete notato questa recensione è stata un po' diversa dal solito 😁 Niente saluti e niente intro, ma volevo davvero cominciare a parlare direttamente del libro... Perché quest'opera merita una certa sacralità.

Sappiate però che il mio è il primo articolo di un fantastico Review Party organizzato per il libro di Francesca: l'evento proseguirà fino al 18 settembre e verrà ospitato da diversi bellissimi blog. Perciò vi invito a seguirci nei prossimi giorni, per conoscere l'opinione dei miei colleghi sulla storia di Pietra 😊

A proposito, se volete formarvi un parere tutto vostro vi consiglio di acquistare subito una copia qui  😍

Se poi vi siete persi il precedente evento dedicato al libro, potete recuperare la mia intervista all'autrice qui 😀

Intanto vi ringrazio per essere stati con me anche oggi, e ringrazio di cuore Francesca Gerla per avermi dato l'opportunità di conoscere il suo splendido romanzo.

Alla prossima! Stay bookish!

 

Elisa 🌸

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